mercoledì 26 dicembre 2012

VERSO LA LIBERTÀ


Questa tartaruga, o testuggine che dir si voglia,
è sospinta dal proprio istinto verso la salvezza,
per lei rappresentata dal mare.
Lentamente, passo dopo passo,
cercando di stare attenta ad eludere ogni insidia
ella continua ostinatamente il suo cammino.
Ce la farà a superare i pericoli?
A farsi beffe dei predatori?
Riuscirà ad avvicinarsi sempre di più all'acqua,
fino a toccarla e a sentirsi così
libera di vivere in un mondo perfetto per le sue esigenze?
 Non si sa, ma intanto lei seguita a camminare. 
Così è la nostra vita:
abbiamo anche noi un traguardo da raggiungere.
Certo, la Salvezza non è rappresentata dal mare,
ma dal Cielo.
Dovremo quindi a nostra volta eludere insidie,
superare pericoli, farci beffe dei 'predatori'...
E ogni tanto qualcuno si perderà per strada,
per un motivo o per l'altro.
Forse non è quello che avremmo sognato,
ma non ci resta che accettarlo
e continuare a camminare
verso la Libertà.
In fondo il mare - e il cielo -
non sono poi così lontani.  







A tutti coloro che leggeranno questo post, auguro di cuore tanto Amore
e un Nuovo Anno 2013 all'insegna della Libertà...  

venerdì 24 agosto 2012

MADONNA IN CONCERTO A ZURIGO


La lunga attesa sta per essere premiata... 



                         
        Locandina del Tour e biglietti (costo fr. 129,35 cadauno)


Poco dopo le 20.30 di sabato 18 agosto 2012 al Letzigrund Stadio di Zurigo
ha ufficialmente inizio l'unica tappa svizzera del MDNA Tour. A dare il via
all'evento il brano "Girl gone wild".

Quando si è sparsa la notizia che dopo quattro anni di assenza Madonna sarebbe tornata in Svizzera per un concerto, insieme con un caro amico che tempo addietro io stesso ho contagiato di "madonnamania" si decide di andare a vederla; d'altro canto non capita tutti i giorni che la popstar più famosa del pianeta faccia tappa qui da noi, pertanto prenotiamo i biglietti con largo anticipo e sabato 18 agosto partiamo di buon mattino alla volta di Zurigo. Uno splendido sole rende più piacevole un viaggio in auto durato poco meno di 4 ore. Arriviamo in città verso le 14.00, cerchiamo parcheggio e poi ci dirigiamo subito al Letzigrund Stadio per verificare l’entrata giusta. Neanche un centinaio di fan alle porte lasciano presagire ad una sorta di mezzo flop, specie in considerazione del fatto che Stefano, l'amico di cui sopra, qualche settimana prima ha visto Madonna a Milano e mi fa notare che appena arrivato già c'erano una marea di fan fuori San Siro. In fondo io sono però poco interessato al pubblico; per me si tratta del primo super concerto ed esordire con la più grande icona pop di tutti i tempi mi rende terribilmente nervoso. Sarà come l'ho sempre sognata oppure mi deluderà? In fondo se fino ad ora non l'ho ancora vista è perché fondamentalmente ho sempre avuto il timore che la realtà non sia all'altezza dell'ideale che mi sono fatto! Anyway, nelle vicinanze ci sono alcune bancarelle con la merce del fan club: fra i vari gadgets, noto una t-shirt luccicante che mi colpisce in modo particolare tuttavia, per questioni di raggiunti limiti d'età, lascio perdere (ne comprerò un'altra con la scritta "Boy gone wild", visto che per 'fare i selvaggi' non si è mai troppo vecchi). Per rifocillarci mangiamo qualcosa e mentre Stefano si assenta un momento ne approfitto per chiamare mia cugina e farle gli auguri per i suoi 50 anni. Tutt'intorno comincia ad esserci un bel movimento. Per poterci accaparrare i posti migliori molliamo il piatto e ci dirigiamo ai cancelli. L'attesa è ancora lunga: incontriamo amici madonnari, ripristiniamo le risorse idriche, con il cuore che improvvisamente sobbalza alla gola la sentiamo mentre prova i pezzi in lontananza... insomma: l'energia che Madonna riesce a scatenare non è stata mai così palpabile. L'adrenalina continua a salire e alle 16.30, quando aprono i cancelli, corriamo a più non posso per raggiungere i posti migliori. L’entrata allo stadio è a dir poco emozionante; lancio un urlo da guinness dei primati. Arriviamo alle transenne subito dopo la ‘golden circle’ (posti a cerchio privilegiati e molto costosi riservati a pochi): non avremmo potuto trovare miglior collocamento! Si simpatizza con due ragazzi che lavorano a Zurigo, lui è messicano, lei ha origini canadesi. C'è bella gente intorno e ne continua ad arrivare. Chi con la maglietta di qualche altro concerto, chi con foto dei periodi anni '80 e '90,  lesbiche, gay, famiglie intere cosiddette tradizionali, insomma: quel che si dice un vero e proprio pubblico eterogeneo. Apre le danze Martin Solveig, dj di fama mondiale nonché co-autore di alcuni brani dell’ultimo album di lady Ciccone, il quale mixa abilmente dette canzoni con altri grandi successi, vedi Avicii, David Guetta, l'iper-inflazionato Gotye. Ulteriori (meravigliosi) intermezzi musicali affidati a pezzi storici di Michael Jackson e Diana Ross. Madonna dovrebbe arrivare alle 20.30 ma sappiamo che ha sempre almeno un'ora di ritardo... e invece alle 20.40, minuto più minuto meno, sul palco scende un incensario, parte la base e di lì a poco arriva lei, tutina e cappello qualche ora prima mentre provava, ora magnetica diva che fa il suo ingresso sulle note di ”Girl gone wild”: roba da togliere il fiato! Urlo nuovamente fino a sgolarmi, poi mi giro; è passata solo una mezz'ora dall'ultima volta che l'ho fatto ma ora dietro di me c'è una fiumana di gente che così tanta non ne avevo mai vista, tutti sotto un cielo che intanto si fa serale e stellato mentre Madonna porta in scena "Gang Bang" e altri brani tratti dall'album MDNA. Intermezzo social politico in favore delle Pussy Riot, gruppo musicale russo severamente punito per atteggiamenti un po’ troppo sfrontati e libertini; Madonna dice che nella vita vanno prese delle posizioni e fa riferimento alla neutralità elvetica, sortita poco felice visto che spesso anche chiamarsi fuori può voler dire avere un’idea ben precisa poi, conscia del fatto che non potrà cantare e ballare in eterno, con voce un po’ rotta promette di dedicare il resto della sua vita a combattere contro ogni tipo di discriminazione. La gente applaude. Lo show continua, scenografie a tratti grottesche e circensi, balletti, cambi d’abito, tanto famigerato playback da far venire un’ulcera perforata al già inacidito Elton John si alternano a momenti decisamente più buoni, come lo slow version sensuale e un po’ decadente di "Like a Virgin", brano che nel 1985 la consacrò mondialmente eseguito in maniera impeccabile e con tanto di spogliarello, piuttosto che la messa in scena del nuovo singolo "Turn up the radio" o quella di classici quali "Vogue" e/o "Human Nature".  E di natura umana Madonna sembra voler parlare anche nel tanto criticato video di “Nobody Knows me” (http://youtu.be/v3ApCeN7M7c), quello che le è costato una causa con Marine Le Pen, esponente di destra del governo francese. Sullo schermo i volti di ragazzini uccisi(si) poiché gay si alternano a quelli di papa Ratzinger e della succitata Le Pen, o a quello della stessa Madonna adattato ad un’infinità di etnìe, quasi a volerci ricordare che siamo tutti la faccia di una medesima medaglia, molto spesso piena di contraddizioni. A fare davvero la differenza è il vero Amore, quello non terreno. Emozionante, toccante. Si prosegue con pezzi del nuovo repertorio: "I'm a Sinner", "I don't give A" con tanto di contributo video da parte di Nicky Minaj, "I'm addicted", "Express yourself" riveduta e corretta con l'inserimento di "Born This Way" che Lady Gaga le ha plagiato. Arriva quindi il momento di “Like a Prayer”, la canzone che le riesce meglio: appena parte ripenso a quando la sentivo venticinque anni prima e mi chiedo cosa sia rimasto di quel ragazzo: parecchio in fin dei conti. Mi sento rincuorato & rassicurato. Quanto a Madonna, ogni incertezza è fugata: lei è una realtà che va di pari passo con il sogno che rappresenta. Se non canta come Céline Dion non è un problema, tanto nessuno va ai suoi concerti in cerca di sublimi gorgoglii, da lei ci si aspetta ben altro e chi la ama non può rimanere deluso dal suo spettacolo. Arriva il gran finale con “Celebration”: luci, colori, una portentosa iniezione di energia benché si sia giunti in chiusura. Terminato il brano Madonna scompare. Sono circa le 23.00 quando abbandoniamo quel luogo di ritrovo dove in 40'000 abbiamo applaudito un mito e in effetti, malgrado venga costantemente attaccata, Madonna va considerata tale poiché più di ogni altro artista rappresenta la quintessenza del gusto della gente. In lei, che da quasi 30 anni canta i nostri sogni e le nostre trasgressioni più segrete, volenti o nolenti ci possiamo rispecchiare un po’ tutti. “Nobody knows me” insegna.


Particolarmente intensa la slow version di "Like a Virgin"


I momenti salienti del concerto 




lunedì 28 maggio 2012

'AMICI' - QUANDO LA TV DÀ IL SUO PEGGIO

Alcuni dei talentuosi partecipanti della primissima edizione di "Saranno Famosi", poi divenuto "Amici"
per motivi di diritti d'autore. Tutti i giovani si presentavano per una materia, per esempio 'canto',
ma durante l' "anno scolastico" venivano istruiti anche in altri settori: danza, recitazione, musical.
Al termine del programma un alunno considerato valido sapeva distinguersi in tutte le discipline.
Al centro l'ideatrice e conduttrice del programma: Maria de Filippi (50 anni).

C'era una volta "Saranno Famosi", poi divenuto "Amici" per motivi di Copyright. Da questo programma, ai suoi esordi intelligentemente lontano dalle polemiche e dai contenuti da salotto di terz'ordine che avrebbero preso il sopravvento nelle edizioni a venire, uscirono ragazzi straordinariamente dotati: Valeria Monetti, duttile attrice in grado di cantare canzoni nella medesima tonalità di Mina, ora acclamata nei suoi spettacoli teatrali; Leon Cino, ballerino di valore che per alcune stagioni ha gravitato nel programma come professionista; Ambeta Toromani, leggiadra e a sua volta validissima dancer di classica pure ripetutamente confermata nel cast della trasmissione; Karima (Ammar), cantante di spessore ripresa in gara questa stagione nonchè artista capace con la sua voce di impressionare persino Burt Bacharach ma puntualmente perdente contro altri giovani che con il talento non c'entrano granchè. Quest'anno poi si sono toccati livelli davvero imbarazzanti: la finta-cattiva 'professoressa' di danza Alessandra Celentano (per la verità ci gioca a fare la severa ma pretende più che altro un'auspicabile professionalità), aveva nella sua schuderia una ballerina, tale Francesca Dugarte, nata in Venezuela ed effettivamente dotata di un certo talento; fra i ragazzi invece i professori si sono prodigati per far esibire al meglio elementi poco dotati, o comunque con parecchie lacune, quali Nunzio Perricone, Jonathan Gerlo e il meno peggio, il diciannovenne vincitore Giuseppe Giofrè, che ha fatto salire alle stelle i battiti cardiaci del professore Garrison Rochelle e che, in finale con la succitata Francesca, essendo effettivamente di bella presenza ha conquistato i voti di tutte le ragazzine che seguono il programma. Ma ci sono altri spunti su cui vale la pena di riflettere: per prima cosa, passando per un attimo ai cosiddetti 'big' (i ragazzi usciti da "Amici" che hanno già raggiunto il successo), lo sconcerto di scorgere una superospite come Sharon Stone che piange davanti ad un'esibizione della pur vocalmente dotata Alessandra Amoroso; reazione che sostanzialmente può voler dire due cose. Uno: la Stone attraversa un periodo di depressione talmente forte che il solo cinguettìo di un passero le fa versare fiumi di lacrime. Due: nessuno - membri dell'Academy Awards inclusi - si è ancora reso conto che in realtà la Diva americana è la più grande attrice di tutti i tempi. Ad ogni modo e al di là di questo, vedere la mitica Arena di Verona in esaltazione per il nulla, o poco più, è stato quasi un 'dolore'. Quel palco che, attraverso lo storico Festivalbar, ha visto avvicendarsi i più grandi cantanti italiani e stranieri di sempre, ridotto a fare da sede per l'epilogo di un mix fra contenitore, reality di basso ordine e 'bimbiminkia' agguerriti che pensano di essere delle star planetarie. E Maria, padrona di casa un tempo deliziosamente timida, si lancia ora in improbabili passi di danza, canta, mette in scena il triangolo dell'anno fra la cantante Emma Marrone, quella cannocchia di Belen Rodriguez e il ballerino Stefano Di Martino e in più, come se tutto questo già non bastasse, durante le puntate finali chiama parenti e giornalisti ad elencare le innumerevoli doti dei suoi pargoli da che hanno emesso il primo vagito ai giorni attuali. Si scopre così, parola di una decina fra i più quotati critici musicali accreditati alle migliori testate con tanto di bigliettino di appunti alla mano, che Pierdavide Carone è il più grande cantautore italiano degli ultimi periodi... certo, non che ci si limiti a dire che il ragazzo ha della stoffa: è proprio il più grande! E lui, modesto, si lancia in una reinterpretazione di "Another brick in the Wall" dei Pink Floyd. Per non parlare di Valerio Scanu, tanto presuntuoso da parlare di manager come se fosse Madonna e battibeccare in diretta con il sempre mitico Mauro Coruzzi-Platinette, reo di avergli detto che in fin dei conti il suo disco andrebbe più che altro lanciato dalla finestra: cose da film horror o giù di lì. La spocchia poi di un'Emma Marrone ormai eroina nazionale che si lancia in considerazioni da donna vissuta scagliando anatemi contro la rivale Rodriguez o di Alessandra Amoroso, poco prima elogiata per la sua incommensurabile umiltà, agghindata invece durante l'esibizione come se avesse dovuto presentarsi alla Cerimonia degli Oscars è tutto dire. Meglio, e alcuni critici almeno questo lo hanno capito, chi ancora mantiene i piedi un po' per terra, alias Annalisa Scarrone. Ad ogni modo, e questa è la cosa che conta, i giovani comprano i loro dischi, quelli del simpatico Marca Carta e di Emma in primis. Tutti gli albums dei protagonisti sono in classifica e Mediaset non fa che sottolinearlo ossessivamente. Peccato però nessuno sottolinei come invece la compilation di quest'anno, se non avesse avuto il traino delle canzoni proposte dai ragazzi cosiddetti "big", sarebbe rimasta in gran parte a far polvere sugli scaffali dei negozi (o sul sito I-tunes da dove viene scaricata). Segno che il talento in questa edizione del programma non è mai stato molto di casa. Certo, perchè fra i 'pulcini', quelli che cioè big ancora non lo sono, non ce n'era uno, neanche uno che avesse davvero la capacità di bucare in qualche modo lo schermo. Tale Carlo, per sua stessa ammissione cresciuto a pane e Whitney Houston, ha la voce calda ma manca totalmente di presenza scenica; Ottavio, suo antagonista per il titolo di vincitore, ha un timbro possente ma è ben poco personale mentre Gerardo, il vincitore effettivo nonchè pupillo della talent-scout (?) Mara Maionchi, ha messo tutti d'accordo, nel senso che non avrebbe dovuto vincere il programma! Con che criterio Rudy Zerbi, la stessa Maionchi e Grazia Di Michele abbiano scelto questi ragazzi non è lecito saperlo ma, ascoltandoli, c'è davvero da sperare che nessuno diventi un nome influente del panorama musicale italiano poichè se passa ancora questo tipo di messaggio, per la musica, per gli artisti veri che ci provano seriamente e che hanno del talento effettivo, sarebbe una grossa mazzata. Maria de Filippi ha recentemente dichiarato di soffrire di ‘ansia da risultato’, nel senso che si agita per i numeri dei suoi programmi che vuol vedere sempre primeggiare. Beh, per quanto concerne “Amici” un consiglio per risolvere il problema alla radice sorge spontaneo: basta concluderlo una volta per tutte! Così la signora si risparmia i tormenti degli indici di ascolto e noi tutti possiamo sospendere l'assunzione di antiemetici. Scherzi a parte, sarà senz'altro stata sollevata dall'aver nuovamente segnato uno share di tutto rispetto durante le due serate finali trasmesse da Verona, ma qualcuno dovrebbe renderla attenta sul fatto che un motivo d'ansia, per chi tanto spesso utilizza il termine talento, potrebbe essere rappresentato dal fatto di aver proposto uno spettacolo pessimo, una sagra del kitsch spesso melensa e dall'oggettivamente esiguo valore artistico. Questo dovrebbe infastidirla! Ma purtroppo è ormai più che palese che l'intenzione con cui viene confezionato il 'talent' è a questo punto ben diversa da quella che animava lo staff ai tempi degli esordi. La de Filippi, da donna intelligente qual'è, di sicuro lo ha notato, ma evidentemente le fa comodo co$ì.

La mitica Arena di Verona, fino a qualche anno fa storica location del mitico Festivalbar,
ora cornice della finale della trasmissione Mediaset.

domenica 27 maggio 2012

DONNA SUMMER WE LOVE YOU

Non poteva che essere nata la notte di San Silvestro, il 31.12.1948 per la precisione, notte in cui ci si appresta a salutare il nuovo anno facendo festa... proprio lei, che ha fatto ballare il mondo intero. Nativa di Boston, LaDonna Andre Gaines lascia l'America nel 1968, sposa Helmut Sommer e viene scritturata nella versione tedesca del musical 'Hair'. Il suo talento viene immediatamente notato da Giorgio Moroder, che le procura un contratto discografico con la leggendaria Casablanca Records; qualche tempo dopo diventa Donna Summer, la cantante che vende 140 milioni di dischi e vince 5 Grammy Awards. A renderla una star* ci ha pensato il classico "Love to love you baby", ammiccante brano del 1975 che lanciò il genere discomusic, cui hanno fatto seguito successi ancora richiestissimi come "I feel love", "Bad Girls" e "Hot Stuff". Insieme a Gloria Gaynor e ai Bee Gees, Donna diventa icona indiscussa di un periodo che passerà alla storia, quello delle discoteche e delle luci sfavillanti fino all'alba, del divertimento sfrenato, dell'emancipazione femminile (e non) attraverso la musica. 

"Hot Stuff", brano emblema di un'intera generazione che l'ha incoronata Regina della Discomusic!

Terminata la collaborazione con Moroder, ormai lanciatissima entra a far parte della scudera di Quincy Jones, uno fra i nomi più influenti della black-music dell'epoca. Questo matrimonio artistico, sancito da un contratto stellare firmato con la Geffen Records, genera canzoni che le permettono di proseguire il suo percorso artistico virando verso una nuova fase della sua carriera, più orientata al funky e al pop. I numeri le danno ragione e brani come "The Wanderer" (1980), "Love is in Control - finger on the trigger (1982) e "She works hard for the money" (1983), macinano records e premi. 

Nel 1980 a spopolare è il brano "The Wanderer".  

Dopo la seconda metà degli anni '80 una presunta querelle (da lei sempre smentita) secondo cui avrebbe criticato il mondo gay la allontana per un po' dalle scene, ma Donna non è mai stata tipa da lasciarsi andare e, in effetti, pezzi come "Dinner with Gershwin" (1987) ma soprattutto "This time I know It's for real", del 1989, la riportano rapidamente in cima alle charts di mezzo pianeta. In seguito la cantante preferirà dedicarsi principalmente al suo ruolo di mamma, non rinunciando però del tutto alla carriera. Fra il 1991 e il 2000 pubblica 3 dischi: "Mistaken Identity", il delizioso album natalizio "Christmas Spirit" e "I'm a  Rainbow".

Il famoso trio di produttori Stock-Aitken-Waterman, che ha dettato legge negli anni '80/'90,
ha rilanciato Donna Summer attraverso la mega-hit "This time I know it's for Real" (1989).

Nel 2008 esce l'album "Crayons", nel quale Donna cerca di raccontarsi in maniera più personale senza abbandonare il ritmo. Questo disco, accolto benevolmente dalla critica ma un po' più tiepidamente dal pubblico, contiene fra gli altri un brano autobiografico in cui la cantante prova a descrivere le fasi più difficili della sua esistenza. La canzone, "Be myself Again", sebbene non baciata dal successo commerciale, per la grande intensità entra di diritto fra le sue più rappresentative e in effetti, quando la porta in tour, raccoglie ovunque lusinghieri consensi.

Dall'album "Crayons", portato in giro per il mondo attraverso il suo tour del 2008 (qui in una tappa di Parigi),
vale la pena di ascoltare l'autobiografica "Be myself Again". 

In tempi recenti, con il mercato discografico inesorabilmente votato alla miriade di starlettes senza arte nè parte che vi gravitano, Donna Summer ha continuato a scrivere la sua musica, sempre esibendosi in spettacoli di notevole livello per la gioia di quei tanti fan delle cui notti danzanti ha superlativamente scritto la colonna sonora. Nel 2010, qualche anno dopo essere entrata nella Dance Music Hall of Fame insieme ai Bee Gees e a Barry White, torna in vetta alle Billboard Charts con il brano "To Paris with Love" (http://youtu.be/tGoZNmtlOt0) quindi, insieme ad alcuni fra i più grandi nomi dello showbiz made in USA, partecipa al mini-concert David Foster & Friends, snocciolando con professione e scioltezza alcuni suoi pezzi per poi colloquiare simpaticamente con il pubblico e quindi lanciarsi in un duetto con il cantante nigeriano Seal, interpretando il più grande successo di lui, "Crazy": roba da far venire i brividi. Sgomento e grande tristezza un po' ovunque quando, lo scorso 17 maggio, si sparge la notizia della sua scomparsa. Eppure, proprio vedendo questa spettacolare esibizione e ripensando alle sue tante canzoni, l'impressione preponderante (e rassicurante) è che nemmeno la morte riuscirà mai ad oscurare la portentosa energia scaturita dall'artista Donna Summer. E se è vero che in Paradiso ci sono le discoteche, già sembra di sentire in lontananza gli echi di uno Studio 54 dal quale provengono le grida di gioia di chi sta ballando fino all'alba... sulle note di "Hot Stuff", ovviamente!

 
Donna Summer interpreta "Unbreak my heart" di Tony Braxton  e, in seguito,
con il collega Seal si cimenta nel successo di lui "Crazy".

mercoledì 21 marzo 2012

LUCIO DALLA: SORRISI & CANZONI

Da ragazzo ho quasi sempre attinto alla musica-divertimento per emozionarmi, fuggendo l'impegno talvolta logorroico dei grandi cantautori. Fra un balletto sulle note di "Spacer" by Sheyla & B. Devotion e "Olimpic Games" di Miguel Bosè, il primo vero cantautore al quale istintivamente mi sono avvicinato è stato Lucio Dalla. La canzone, sentita in radio un tardo pomeriggio, era "L'anno che verrà" e quelle parole, così dense di significato, fecero subito breccia nel mio cuore. Qualche tempo dopo fu l'intimismo di un pezzo storico come "Futura" a darmi i brividi perciò, un po' anche grazie a Dalla, mi resi conto che oltre ad un mondo musicale spensierato e gioioso ne esisteva uno parallelo ed insospettabilmente non meno importante, fatto di riflessioni e di pensiero. Devo dire che con il passare del tempo ho ahimè coltivato maggiormente questo secondo 'mondo': vuoi le esperienze fatte, vuoi che si cresce, chi lo sa... Ad ogni modo il percorso musicale di Lucio Dalla mi ha sempre interessato pur ammettendo che, parere assolutamente personale, spesso non ho ritrovato più nei suoi pezzi quello slancio di cui sopra. Nel 1985, tratto da "Bugie", fui conquistato da "Se io fossi un angelo", brano-'denuncia' molto in linea con il clima di tensione social-politica che si respirava all'epoca; più in là a colpire nel segno furono altri due pezzi a dir poco epici: la toccante "Caruso" e la divertente "Attenti al lupo", alle quali va il merito di aver riportato il nome di Dalla prepotentemente in auge. In seguito la stella* di Lucio, anche se ora che è morto tutti sembrano volersene dimenticare, si era un po 'offuscata': i suoi ultimi dischi erano andati commercialmente parlando piuttosto male e nel giro non lo si considerava più un nome di grande rilievo. Evidentemente, com'è comprensibile, deve averci sofferto parecchio ma, al solito, ci ha pensato la morte a 'riabilitare' i momenti bui di una carriera comunque straordinaria. Peccato solo che forse non abbia potuto rendersi conto fino in fondo di quanto le sue più belle canzoni siano parte integrante del nostro DNA: un DNA globale che ci accomuna tutti quanti, poichè dubito che vi siano persone alle quali - attraverso un pezzo piuttosto che un altro - Lucio Dalla non sia in qualche modo arrivato. D'altro canto, pensandoci bene, fra i cosiddetti 'cantautori impegnati' lui più di tutti aveva il dono di saper comunicare in modo semplice, simpatico ed immediato (in tal senso basti pensare a brani come "Canzone" oppure alla già citata "Attenti al lupo", che addirittura gli era stata passata dal collega Ron e della quale aveva sùbito intuito il grande potenziale). Personalmente, proprio quando credevo che le sensazioni di "Futura" o "L'anno che verrà" appartenessero ormai al passato, ebbi la sorpresa di ritrovarle meravigliosamente intatte nel brano "Quasi Amore", che la sua storica corista Iskra presentò al Festival di Sanremo 2009 e che ad un certo punto recita così: -"Dov'è? L'Amore vero se c'è, quello come il Cielo... dov'è che parto, parto per cercarlo... per portarlo via con me, da te...".- http://youtu.be/U96ASwIELNU. Mentre lo sentivo, sapendo che era stato lui ad averglielo scritto, un brivido di commozione mi scese lungo la schiena: era ancora fortissimamente lo stesso Lucio Dalla che mi aveva catapultato in quel mondo fatto di riflessioni e di pensiero del quale parlavo all'inizio del post. Così oggi, mentre mi accingo a riporre nel cassetto l'ultima copertina che TV Sorrisi & Canzoni gli ha dedicato e che conserverò come un raro cimelio, il cuore mi fa particolarmente male: forse sarà perchè, insieme a Lucio Dalla, in fondo ad essersene andata è anche una piccola parte di noi... dei nostri sogni, della nostra gioventù, della nostra meravigliosa Vita.



giovedì 23 febbraio 2012

FESTIVAL DI SANREMO 2012

Amici di vecchia data: Gianni Morandi (vero nome Gian Luigi Morandi, Monghidoro, 11 dicembre 1944)  insieme con l'inossidabile 'molleggiato' Adriano Celentano (Milano, 6 gennaio 1938), superospite acchiappa audience.
Alla fine l’ha spuntata Emma, terza reduce da reality che vince un Festival di Sanremo (prima di lei, Marco Carta e Valerio Scanu). La sua canzone “Non è l’inferno”, scritta da Francesco Silvestri dei Modà, ha superato una sorprendente Arisa (“La notte”) e la rossa Noemi, a Sanremo con un brano di Fabrizio Moro intitolato “Sono solo parole” che, grazie al voto della sala stampa denominato “golden share”, ha estromesso dal podio l’improbabile duetto Gigi D’Alessio-Loredana Bertè. Quinto un altro ‘figlio di Maria de Filippi’ presentatosi con Lucio Dalla, ossia Pierdavide Carone, mentre al sesto posto si è classificata Dolcenera con “Ci vediamo a casa”. Ma andiamo con ordine: il secondo Festival presentato da Gianni Morandi lo hanno introdotto, per la verità piuttosto volgarmente, i comici Luca e Paolo, già presenti lo scorso anno. Dolcenera ha poi aperto ufficialmente la gara che se tutto fosse filato liscio avrebbe dovuto, attraverso i voti del gruppo di ascolto presente al teatro Ariston, ridurre i big in gara da 14 a 12; qualcosa tuttavia non ha funzionato per cui le votazioni sono state rimandate al giorno dopo. Ascoltate sette canzoni è quindi entrato in scena Adriano Celentano, che in un monologo di quasi un’ora ha esposto le sue in parte condivisibili tesi sollevando, fra le altre cose, un vero e proprio polverone nei confronti di giornali come ‘Avvenire’ e ‘Famiglia Cristiana’: stizziti alcuni cantanti, Francesco Renga in primis, che hanno dovuto attendere il termine del 'sermone' per presentare il loro brano. Ad ogni buon conto il Gianni nazionale, con l’ausilio del comico Rocco Papaleo, ha portato a casa la serata con dignità e gli ascolti stellari (quasi un televisore su due era sintonizzato sul Festival) hanno dato ragione alla sua formula, presenza del succitato Celentano inclusa. Per quanto concerne le canzoni, dopo un primo ascolto sembrano colpire in modo particolare quelle di Arisa e Noemi, ma anche la melodia di Dolcenera, il bel canto di Eugenio Finardi e Francesco Renga, la grinta della stessa Emma… Meno riusciti appaiono invece gli abbinamenti D’Alessio-Bertè, Carone-Dalla piuttosto che i pezzi simil-impegnati tipo quello di Irene Fornaciari (scritto da Davide Van De Sfroos) o quello rockeggiante dei Marlene Kuntz. I brani vengono comunque tutti quanti riproposti nel corso della seconda serata, durante la quale – fra le altre cose – ricompaiono Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, fondamentali pedine senza le quali il Festival non avrebbe di certo potuto aver luogo (….). Tocca quindi a quattro degli otto giovani in gara proporre i loro pezzi in uno scontro a due deciso dal televoto che, fra le altre cose, a giochi fatti premierà il peggiore della Manifestazione, alias Alessandro Casillo (con “È vero”) mandando invece a casa la più brava, ossia Giordana Angi (“Incognita poesia” la sua intensa canzone). Fra le proposte più interessanti, oltre a quella della Angi, va comunque citato il brano “Guasto” di Marco Guazzone, mentre meno comprensibile risulta l’assegnazione del premio della Critica alla comunque graziosa Erica Mou, che ha presentato “Nella vasca da bagno del tempo”. Per quanto concerne la parte comica, oltre alla presenza fissa di Papaleo, il duo ‘I soliti idioti’, ha messo in scena alcune gag abbastanza riuscite alternandole ad altre di dubbio gusto. Ecco quindi arrivare le prime eliminazioni: Irene Fornaciari, Gigi D’Alessio/Loredana Bertè, Pierdavide Carone/Lucio Dalla e Marlene Kuntz ma, come facilmente prevedibile, D’Alessio e Dalla saranno poi ripescati e a dover rinunciare alla Finale, oltre ai Marlene Kuntz ed alla figlia di Zucchero, saranno la semi-sconosciuta Chiara Civello e, piuttosto ingiustamente, i Matia Bazar (pur sottolineando che la loro “Sei tu” somiglia un po’ troppo a “Con il natro rosa” di Lucio Battisti). Nella serata dedicata alle canzoni italiane nel mondo, durante la quale fa ‘finalmente’ la sua entrée l’infortunata co-conduttrice Ivana Mrazeva, si ha il piacere – fra le altre cose – di rivedere il mitico José Feliciano, che nel 1967 insieme con i Ricchi e Poveri cantò l’evergreen “Che sarà”, riproposta per l’occasione in coppia con Arisa. Insieme a lui hanno saputo regalarci momenti di pura magia Brian May, chitarrista dei Queen che ha duettato con Irene Fornaciari e Patty Smith, insieme ai Marlene Kuntz in una versione spettacolare de “Impressioni di settembre”. Oltre a loro l’affascinante Noa, che ha duettato con Eugenio Finardi nella splendida “Torna a Sorrento” e l’impareggiabile Al Jarreau, il quale ha accompagnato i Matia Bazar in “Speak softly Love” (“Parla più piano”). Fra gli accostamenti peggio riusciti, Shaggy/Chiara Civello “(Io che non vivo senza te/Don’t have to say you love me”) e Professor Green/Dolcenerera, rei di aver trasformato “Vita Spericolata” in un anonimo rap intitolato “My life is mine”. Quattro parole in croce per ricordare la grande Whitney Houston, ospite nel 1987 e recentissimamente scomparsa, brevi interviste alla campionessa di nuoto Federica Pellegrini e all’attrice romana Sabrina Ferilli, spazio comico dedicato al divertente Alessandro Siani ed eccoci all’appuntamento con i duetti, o meglio i brani dei big riproposti in un’altra veste ed interpretati insieme ad altri artisti. Fra le scelte più riuscite va senz’altro citata quella dei Matia Bazar, alla cui canzone l’apporto vocale di Platinette (clicca qui e potrai gustare la loro esibizione http://youtu.be/-Z--fYVReg0dà ancora più enfasi; bene anche Peppe Servillo e Piccolo Ensemble Futuro nell’esecuzione del brano di Finardi “E tu lo chiami Dio” e Samuel dei Subsonica, che ha suonato la chitarra sul pezzo dei Marlene Kuntz. Abbinamento meno riuscito in assoluto: “Respirare” di Gigi D’Alessio e Loredana Bertè, remixata e modernizzata da DJ Fargetta con tanto di balletto ed esibizione in playback da parte della Berté, cosa che neanche sarebbe permessa dal regolamento. Infine sabato 18 i dieci big rimasti hanno snocciolato le loro canzoni una dietro l’altra e alle 22.30 già avevano terminato di cantare. Fra una nuova incursione di Adriano Celentano, il ritorno dei ritrovati Cranberries e l’ironia di Geppi Gucciari, si è tuttavia dovuto attendere l’una passata per l’annuncio della vittoria di Emma che, per la verità, porta con se molte perplessità. Da una parte se è il pubblico a votare sono coloro che hanno maggior popolarità televisiva ad avere la meglio per contro, se invece sono gli esperti del settore ad esprimere un giudizio, finisce che a portare a casa il prestigioso riconoscimento, oltre che il premio della Critica, è il Samuele Bersani di turno con la classica canzone pseudo-intellettuale che però non vende una copia. Insomma: trovare un’equa via di mezzo sembra proprio difficile. Eppure, a giudicare da come stanno andando i primi riscontri sul portale i-Tunes, sembrerebbe che se avesse vinto Arisa forse tutti o quasi sarebbero stati per una volta d’accordo. Next time.
In una veste decisamente più intimista e matura la 'nuova' Arisa,(vero nome Rosalba Pippa, Genova, 20 agosto 1982) con "La notte", ha conquistato un po' tutti. 


Il videoclip ufficiale della giovanissima Giordana Angi (classe 1994), che si è distinta
per aver presentato un brano difficile ma pieno di interessanti sfumature del quale, fra
le altre cose, è autrice: "Incognita poesia". 

giovedì 2 febbraio 2012

FIORELLA MANNOIA VIRA A SUD

FIORELLA MANNOIA          SUD                (Sony Music)

La copertina di "Sud", 17.mo album in studio per Fiorella Mannoia (Roma, 4 aprile 1954, Ariete)

Il percorso musicale di Fiorella Mannoia l’ha portata, nel corso degli anni, a diventare una delle interpreti più apprezzate del panorama musicale italiano, sia da parte del pubblico che da parte della critica specializzata. Dopo un esordio prettamente rock, la Mannoia ha trovato una sua strada scegliendo la canzone d’autore: dapprima con i vari Mario Lavezzi, Enrico Ruggeri (che le ha dato “Quello che le donne non dicono”, divenuta il suo più grande successo), Ivano Fossati, Francesco De Gregori, …, in seguito con un team d’autori meno conosciuti ma altrettanto validi (per diverso tempo l’ex compagno Piero Fabrizi si è occupato con ottimi risultati della stesura dei testi). Visualizzata la sua giusta dimensione, Fiorella ha quindi continuato a fare dischi ottenendo quasi sempre grande successo e consolidando la sua immagine di artista sensibile e d’élite, spesso una spanna sopra le altre perché capace, sebbene non dotata di una grande estensione vocale, di ‘raccontare’ i brani del suo repertorio (e non solo del suo, basti pensare alla personale rilettura da lei data a “Sally” di Vasco Rossi) con un’indiscutibile dose di classe e talento. In questo nuovo lavoro, “Sud”, la rossa cantante si cimenta per la prima volta nelle vesti di co-autrice delle sue canzoni ma il risultato in tal senso lascia un po' perplessi poiché, sostanzialmente, è proprio dove si ‘limita’ a fare l’interprete che la si riconosce. Insomma: per dirla breve è con brani come il pezzo di lancio “Io non ho paura” che Fiorella Mannoia riesce a proseguire un discorso iniziato ormai diverso tempo fa. Nelle altre tracce, incluse quelle in cui ci ha messo mano ("Quando l'angelo vola" piuttosto che "Dal tuo sentire al mio pensare"), salvo qualche eccezione spesso ci si perde in inutili luoghi comuni; il peggio, in tal senso, è comunque rappresentato dal brano-denuncia di Frankie hi-nrg mc, intitolato “Non è un film”. Discorso diverso invece per “Se il diluvio scende” e, soprattutto, per la nostalgica e vagamente rétro “Portami via”, buone canzoni sebbene il pur talentuoso Bungaro non sia certo al livello dei grandi autori citati in epigrafe. “Luce” di Luca Barbarossa (cui la Mannoia rifiutò “L’amore rubato”, che fu poi cantata da lui con grande successo) è un pezzo in linea con l’ottica dell’album: un brano sentito e sincero che parla di gente. Perché è della gente, della gente e dei profumi del “Sud” che Fiorella Mannoia ci ha voluto raccontare, sottolineando che questa terra è sempre calda, affascinante, meritevole di Amore e che uguaglianza e fratellanza non debbono essere solo dei concetti astratti. Fra le altre canzoni spiccano “Se solo mi guardassi”, con le musiche di Fossati; “Torno al Sud” (Vuelvo al sur), liberamente tradotta ed adattata dalla stessa Mannoia su musiche e parole di Piazzolla/Solanas e la napoletana “Quanne  vuo’ bene”, scritta da Titina de Filippo. Un'ultimo appunto: bella davvero la grafica dell’intero CD, foto incluse. Tutto molto suggestivo... E carini anche i cori simil-africani ed i suoni che, più o meno in tutti i brani, riallacciano l’album al titolo scelto. Un’idea senz’altro portata avanti con convinzione anche se, pur lasciandosi ascoltare abbastanza piacevolmente ed emanando nel complesso un certo 'calore', il disco non si colloca purtroppo fra i migliori dell’artista romana.
***-/*****

"Io non ho paura" è il primo singolo estratto scritto per l'occasione da Bungaro.

TRACKLIST:
1.      Quando l’Angelo Vola
2.      Io non ho paura
3.      Se solo mi guardassi
4.      Dal tuo sentire al mio pensare
5.      In viaggio
6.      Luce
7.      Se il diluvio scende
8.      Portami via
9.      Non è un film (featuring Frankie hi-nrg mc)
10.   Quanne vuo’ bene
11.   ConVivere
12.   Torno al Sud (Vuelvo al sur)