Cosa mi fossi
fumato lo scorso anno per parlar bene di Fazio e della Littizzetto, Dio solo lo
sa… In effetti, ora che sono rinsavito, mi rendo conto di come questa coppia –
impropriamente paragonata ai mitici Vianello / Mondaini – e nuovamente al
timone della manifestazione canora più importante di sempre, vada un tantino
ridimensionata. Lui ha la presenza scenica di un invertebrato, la faccia da tonto
e battute talmente buoniste da far sembrare DJ Francesco un criminale di prima
categoria; lei, una sorta di Cita dei giorni nostri con tanto di decolorazione,
voce stridula e parlata volgare, neanche quando presentava i vari
cantanti/direttori d’orchestra ha smesso per un secondo di fare la deficiente.
E li hanno pure pagati per rovinare quel che già restava del Festival. Ma
veniamo alla manifestazione in se: come lo scorso anno due brani per cantante,
uno dei quali inutile, poiché immediatamente eliminato per far sì che il prescelto
(attraverso il televoto) potesse accedere di diritto alla finale. Geniale come
la gente sappia scegliere i capolavori: le uniche canzoni davvero belle,
“Invisibili” di Cristiano de André, “Un abbraccio unico” di Ron e “Un uomo è
vivo“ di Frankie HI NRG MC sono state fatte fuori al primo colpo. De Andrè si è
rifatto con il premio della critica specializzata, che ha voluto sottolineare
la profondità di una canzone neanche troppo vagamente in stile Gotye. Comunque,
oltre a questi brani, qualcosa di decente si è sentito: gli ironici
Perturbazione, Riccardo Sinigallia (poi escluso perché il brano presentato era
già stato eseguito, condizione secondo regolamento inaccettabile), l’allegria
di Giuliano Palma, con una canzone molto ‘Nina Zilli style’, Noemi, Giusy
Ferreri in cerca di rilancio… ma alla fine a spuntarla è stata Arisa, con “Controvento”,
pezzo indubbiamente fischiettabile ma davvero bruttino, specie se paragonato
all’ottima “La notte”, con cui Rosalba (Pippa, n.d.r., il vero nome
di Arisa) arrivò seconda due anni fa. A mandarla in vetta, dato che le prime
proiezioni davano in testa il favorito della vigilia Francesco Renga (votatissimo
dal pubblico a casa, femminile soprattutto), ci ha pensato la giuria di
“qualità”, capitanata nientemeno che da un regista cinematografico: Paolo
Virzì. Eppure qualcosa devono averci capito se hanno evitato che il riccioluto
marito di Ambra si accaparrasse la prestigiosa statuetta per la seconda volta;
proprio lui, un tempo vocalist di una rock band di quelle con gli attributi, i gloriosi Timoria,
ora invitato in diretta da Kekko Silvestre ad aprire i concerti dei Modà; che
triste destino! E Antonella Ruggiero, cosa c’entrava con il Festival? Da quando
ha abbandonato i Matia Bazar ci è tornata ripetutamente; peccato che invece che
portarci buone canzoni ogni volta pare intenzionata più che altro a dimostrare
quali straordinari vocalizzi sia in grado di fare con il risultato che, quest’anno in modo particolare, i pezzi proposti fossero davvero orrendi. Vien quindi da chiedersi:
con delle canzoni simili che mercato può avere una come lei nell’attuale
panorama musicale italiano? Risposte a cui solo Fazio potrebbe
rispondere dato che, a quanto pare, l’ha insistentemente voluta fra i
partecipanti. E il caro Fabio, che prima dell’inizio della kermesse andava
sbandierando un po’ ovunque la sua intenzione di riportare i giovani al
Festival, fra gli altri ha chiamato sul palco – udite, udite – le redivive
Gemelle Kessler e il mago Silvan!! In effetti mio nipote, che è in terza media
e proprio in quei giorni doveva svolgere una ricerca sui fossili, prontamente
avvertito si è subito sintonizzato su Raiuno. Fra gli altri superospiti, più o
meno di dubbio gusto, almeno ci è stato dato di sentir cantare Cat Stevens, ora
Yusuf: certo anche lui non è di primo pelo, ma a uno che ha scritto “Father and
Son” si perdona tutto. E poi almeno si regge ancora in piedi senza particolari
difficoltà! In scena, altro punto dolente, anche Claudio Baglioni e Luciano
Ligabue, con un medley di loro successi. Ma perché, mentre altri cantanti di
tutto rispetto se la giocano partecipando alla gara, i due succitati vengono
invitati in qualità di guest star relegando automaticamente gli altri performers a cantanti di serie B? Ligabue poi cosa c’entrava? Lui che proviene dal
Festivalbar? Mistero, come profetizzò Enrico Ruggeri in quel buon Sanremo Baudesco
(Pippo: we want you back!) del 1993. Non è andata meglio la serata dedicata ai
duetti, dove si è deciso di omaggiare la canzone italiana in generale. Forse,
data la sede, sarebbe stato più opportuno omaggiare il Festival e i tantissimi
brani che negli anni ne hanno costruito la storia invece che sentire riletto Paolo
Conte o “Il mare d’inverno” della Bertè. Oltretutto qualcuno avrebbe dovuto
spiegare (sempre a Fazio) che il mondo musicale è andato avanti alla grande anche
dopo “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, altra cariatide, o a scelta guest-star
ammuffita di turno. Non che si voglia à tutti i costi parlare male del Festival,
è proprio che quest’anno - al di là della mancanza di fiori, degli operai contestatori
e della scenografia un po’ troppo scura - ha fatto davvero pietà! Alla fine,
dicevo, ha vinto Arisa con “Controvento”. E Fazio che, mentre lei la eseguiva,
goffamente le si è avvicinato applaudendo a tempo di musica come a voler
coinvolgere tutti quanti un una gran festa che purtroppo c’è stata solo nella
sua testa. Ma forse se ne è reso conto lui stesso quando ha visto che gli
indici di ascolto hanno segnato un crollo di oltre tre milioni di
telespettatori.
Cristiano de Andrè, (Genova, 29 dicembre 1962, Capricorno), figlio del compianto Fabrizio (e non come potrebbe sembrare guardandolo di Richard Benson) interpreta "Invisibili", una delle poche vere belle canzoni di quest'anno. La canzone, ingiustamente eliminata dalla serata finale, ha poi conquistato il prestigioso Premio della Critica.
Nessun commento:
Posta un commento