Fra pochi giorni sarà Natale, una ricorrenza che ho sempre amato molto... Forse per via dell'atmosfera che si respira, per quel sorriso in più fra la gente o forse perchè in questo periodo riemerge il bambino che c'è in noi e che ancora vuole credere in qualcosa che non per forza debba essere tangibile. L'anno scorso, di questi tempi, dei conoscenti hanno tentato - devo dire argomentando in modo piuttosto convincente - di far desistere l'ostinato fanciullo che si cela in me nonostante sia ormai giunto a quasi 35 anni d'età (...). Ho riflettuto parecchio sulle loro parole ma ben presto mi sono reso conto che non si può vivere senza una Fede, di qualsiasi tipo essa sia, anche se hai tutti i motivi e le ragioni del mondo per non volerci avere più niente a che fare. E non si tratta di egoismo: qualcuno potrebbe infatti insinuare che si creda per una sorta di implicita convenienza. È che se anche Gesù non fosse nato il 25 dicembre, non ci fosse la neve e nessun Babbo Natale fosse idealmente mai sceso dai camini, sono le sensazioni che queste immagini rievocano ad avere davvero importanza: in fondo, pure nel caso in cui il 'compleanno' di Gesù cadesse in agosto, non cambierebbe granchè... ciò che conta è che un giorno qualcuno è venuto al Mondo per ricordarci le nostre debolezze, per curarci, guarirci, abbracciarci e soprattutto per Salvarci. È il concetto che va ricordato, più che la data! Non so se tutto quello che ho appreso sull'argomento nel corso della mia vita corrisponda al vero ma con il tempo ho sviluppato un pensiero: credere nell'Amore è giusto, sempre e comunque, quindi ritengo che la vittoria di un sentimento mai come in questo caso tanto nobile e perfetto, al di là delle luci di Natale a volte squisitamente soffuse altre volte così pacchiane da ricordare le giostre, vada assolutamente festeggiata.
"Natale"
Scende la neve e un'ombra di luce rischiara la via,
scompare per un attimo la notte e sorge un'alba di Speranza.
Echi lontani, quasi impercettibili, uniscono passato, presente e futuro:
è Natale!
BUON NATALE DI CUORE A TUTTI COLORO CHE LEGGERANNO QUESTE PAGINE.
Recentemente un amico mi ha convinto a passare con lui qualche giorno in alta montagna, in un posto che non avevo mai visitato in precedenza. Sebbene fossi un po' stanco ho accettato, pensando che dopotutto allontanarsi per un po' dalla monotonia quotidiana non poteva che farmi bene: paesi nuovi, aria nuova, facce nuove. Così, sul tardo pomeriggio, siamo partiti con la sua auto pronti a trascorrere quasi settantadue ore all'insegna del divertimento e del buon cibo, in una cornice verdeggiante con tanto di mucche al pascolo e pinete sterminate, come a dire: "postcards from beautiful Switzerland"! E infatti, fra un discorso e l'altro, mentre ci allontaniamo dal grigiore della città, salendo mi rendo conto di essere sempre meno attento alle parole e sempre più rapito dallo straordinario panorama circostante. Verso le 18.00 decidiamo di fermarci per una piccola sosta... ne approfitto per raggiungere un laghetto a pochi metri dalla strada; il cemento è lì a due passi ma sotto gli alberi che costeggiano l'acqua splendidi fiori di un giallo mai visto testimoniano l'esistenza di un mondo che l'uomo può solo illudersi di comprendere. Mentre il vento soffia pizzicandomi il viso, resto immobile per qualche istante a godere del piccolo-grande miracolo di cui mi ritrovo a far parte, poi mi dirigo a passo veloce verso l'auto e riprendiamo il viaggio mentre la sera ci avvolge. Nel giro di poco più di un'ora raggiungiamo una famosa località turistica piena di eleganti châlet ma, stabilito che ci fermeremo al ritorno, preferiamo tirar dritto proseguendo verso la meta. Siamo ormai molto lontani da casa, giunti ad un punto dove la prima neve ha già imbiancato le cime; davanti a noi un'interminabile vallata: non ci resta che scenderla per approdare a destinazione. Intanto è calata la notte e un cielo più che mai stellato sembra rassicurarci sul fatto che, come effettivamente avverrà, godremo di tre belle giornate. Quel silenzio d'incanto viene d'un tratto rotto quando al mio amico arriva un messaggino telefonico da parte di sua madre, la quale vuole accertarsi che siamo arrivati sani e salvi. Essendo occupato alla guida, mi chiede di rispondere al posto suo, perciò rassicuro la donna pigiando sulla tastiera -"Sì, siamo arrivati, tutto bene"- quindi, proprio come se fosse il mio amico a scrivere, così, d'impulso, concludo con un logico saluto: -"ciao mamma!"- D'improvviso, appena premuto il tasto per l'invio, il pensiero corre istintivamente alla mia: a lei che neanche ha mai saputo cosa fosse un telefonino, a lei che forse è una delle tante stelle che proprio in quel momento brillano sopra di me... "Ciao mamma": queste Sante Parole, che da tanto tempo non ho pronunciato più, sono per te, nel caso il tuo cuore si stesse chiedendo se anch'io fossi arrivato bene, ovunque tu sia.
Gli occhi magnetici di Gordon Matthew Sumner, in arte: STING
Il video di "Don't Stand so Close to me", dall'album "Zenyatta Mondatta" (1980), che vide i Police protagonisti assoluti delle classifiche mondiali.
Insieme a Sting (voce e basso), Stewart Copeland (batteria) e Andy Summers (chitarra).
"Every breath you take" (1983) rimane il classico dei Police per eccellenza: un vero capolavoro.
Gordon Matthew Sumner è nato il 2 ottobre 1951 a Wallsend, Northumberland, nella zona industriale di Newcastle, da una famiglia cattolica praticante di origine Irlandese. Figlio di una parrucchiera e di un ingegnere è il maggiore di quattro figli (due fratelli e due sorelle). Questa domenica Gordon, meglio conosciuto come Sting, compie 60 anni! Chi mastica almeno un po' di musica in grandi linee conosce, o almeno dovrebbe, la storia della sua straordinaria carriera. Personalmente ho cominciato a seguire i Police, gruppo in cui ha militato per quasi un decennio raggiungendo il successo grazie ad una miscela di pop-rock con influenze reggae, sin da piccolo, acquistando quasi tutti i loro albums: a trascinarmi sono state hits indimenticabili come "Message in a bottle" (1979) e, soprattutto, "Don't stand so close to me" (1981). In seguito, quando Sting ha lasciato i suoi compagni d'avventura Stewart Copeland ed Andy Summers, sulle prime non mi ha appassionato granchè ("If you love somebody set them free", pezzo tratto dall'album "The Dream of the Blue Turtles" con il quale esordì da solista, era musicalmente un po' troppo "difficile" per l'età mia di allora); riprese però ad interessarmi quasi subito grazie alla straordinaria (e politicamente impegnata) "Russians", che lo consacrò definitivamente a livello planetario. Fu tuttavia con "Fragile", tratta dal suo album del 1987 "...Nothing Like the Sun", che in realtà ridivenni suo fan a tutti gli effetti: la sentii per la prima volta diffusa dalla radio a casa di un amico, un pomeriggio di 25 anni fa... e mi penetrò immediatamente dentro l'anima, tant'è che ancora oggi la considero uno dei brani più intensi e poetici di tutti i tempi. Strepitoso anche l'album che seguì: "The Soul Cages" o il delizioso singolo "Englishman in New York". Alla carriera musicale Sting ha alternato apparizioni cinematografiche che, per la verità, non hanno lasciato il segno più di tanto: fra le altre cose fece parlare di se per il suo ruolo in "Dune", film di fantascienza del 1984 per la regia di David Lynch. Parallelamente alla sua carriera artistica, Sting ha sempre manifestato grande interesse per i temi sociali, primo fra tutti la salvaguardia del pianeta, impegnandosi di persona con campagne e progetti atti a proteggere la foresta amazzonica. Il musicista ha anche dato alle stampe una biografia e musicato film hollywoodiani, come "Cold Mountain" (2003) di Anthony Minghella, interpretato da Nicole Kidman e Jude Law, per la cui colonna sonora, di cui scrisse alcuni brani, è stato candidato al Premio Oscar. Nel corso della sua vita artistica, non si è fatto mancare niente ed ha duettato con svariati colleghi: da Pavarotti a Zucchero, passando per Mary J. Blige e, recentissimamente, addirittura Lady Gaga: praticamente tutti i nomi più influenti dello star-system. Nel 2007, in occasione del trentennale dei Police, Sting ha riunito Stewart Copeland e Andy Summers per un tour mondiale che, se da una parte ha ottenuto buoni consensi, dall'altra ha lasciato trapelare voci di dissapori fra i tre musicisti. Per quanto concerne il mio gusto personale le più recenti produzioni non sono state molto convintenti: oltretutto da un certo punto in poi Sting, forse un po' a corto di idee, ha cominciato a rileggere le canzoni sue e del suo gruppo con l'ausilio di pomposi arrangiamenti orchestrali che hanno finito con il denaturalizzarle. Anche a livello di inediti gli ultimi lavori non mi sono sembrati degni di particolare nota, incluso l'album di Natale "If on a Winter's Night", inciso due anni or sono. Gran figo, questo va detto, è sempre stato icona di moda e stile, anche se con il tempo ha un po' 'debordato' lasciandosi andare a dichiarazioni di dubbio gusto circa l'illimitata durata delle sue performance sessuali o, addirittura, raccontando dell'incontro ravvicinato con un... fantasma (!). Peccato che con la sua arte queste informazioni non c'entrassero granchè, ma in fondo poco importa: quel che ci lascia fin qui è un patrimonio musicale non certo trascurabile, pertanto augurissimi al carismatico Sting per i suoi magnifici sessant'anni! In una recente intervista ha dichiarato di sentirsene 15... di certo le sue canzoni, spesso raffinate, colte ed intelligenti, non hanno età.
"Russians" (1985), tratto dall'album "The Dream of the Blue Turtles", consacrò definitivamente
il mito di Sting facendo letteralmente decollare la sua carriera da solista.
Sopra a sinistra la copertina di "...Nada Como El Sol", versione spagnola/portoghese di "Nothing like the Sun" ('87), considerato dalla Critica il miglior lavoro;
segue una recentissima rivisitazione del classico di Ben E. King "Stand by me", dove il cantante duetta con la nuova starlette della musica pop Lady Gaga.
un'immagine scattata all'inizio degli anni '80
In tempi recenti insieme all'inseparabile seconda moglie Trudie Styler,
con la quale è convolato a nozze il 20 agosto 1992; La coppia ha avuto 4 figli.
Da un primo matrimonio con l'attrice Frances Tomelty, Sting ne aveva avuti già due.
L'incommensurabile grandezza di una poesia qual'è "Fragile"
DISCOGRAFIA CON I POLICE
1978 - Outlandos d'Amour
1979 - Regatta de Blanc
1980 - Zenyatta Mondatta
1981 - Ghost in the Machine
1983 - Synchronicity
ALBUM IN STUDIO DA SOLISTA
1985 - The Dream of the Blue Turtles
1987 - ...Nothing Like the Sun
1988 - ...Nada Como El Sol
1991 - The Soul Cages
1993 - Ten Summoner's Tales
1996 - Mercury Falling
1999 - Brand New Day
2003 - Sacred Love
2006 - Songs from the Labyrinth (Sting & Edin Karamazov - musica di John Dowland)
2009 - If on a Winter's Night
2010 - Symphonicities (Sting & The Royal Philharmonic Concert Orchestra)
Molto meno frivoli di quanto si potesse pensare i mitici Michael & Johnson Righeira (Stefano Righi e Stefano Rota, n.d.r.)
Oggi, mentre mi trovavo in un bar di Lugano, ho sentito che l’estate sta finendo. Lo percepisci nell’aria: l’atmosfera un po’ triste, di “bassa pressione”, come se ci si accingesse a vivere un cambiamento. Proprio pochi giorni fa riflettevo sul fatto che quest’anno, magari perchè la cosiddetta bella stagione è scoppiata molto tardi, questa sensazione che di solito avverto agli inizi del mese di agosto non mi aveva pervaso… e invece no: rieccola, come di consueto è arrivata a ‘rassicurarmi’ che certe cose non cambiano. Forse l’estate, al di là del clima, somiglia un po' ad un'illusione; o meglio: esiste, c’è, è “tangibile”… eppure sai che finisce. E così, nell’attesa che ritorni, fai mille progetti, come se dovesse succedere qualcosa di straordinario, una sorta di ‘incantesimo’ che ti cambi la vita e che, chissà perchè, forse proprio solo in quei tre mesipuò davvero avverarsi. Stagione per sognatori… fatto sta che al rientro mi sentivo un po’ come quando il 6 gennaio si disfa l’albero di Natale e si fanno le pulizie di casa; improvvisamente sembra che venga a mancare - si spera per poco - il sale di questa nostra esistenza: la Magia.
"Forrest Gump" di Robert Zemeckis è sicuramente uno di quei films che quasi tutti hanno visto, una pellicola che lascia il segno e non si dimentica facilmente. È stato un successo stratosferico, con entrate di quasi 700 milioni di dollari, tanto da risultare uno dei 50 films con il maggior incasso di tutti i tempi. Inutile dire che ha fatto incetta di Oscars, portandosene a casa ben 6, fra cui quello per il miglior film, regia ed attore protagonista (Tom Hanks). Sembra impossibile siano già passati 17 anni dalla sua uscita, eppure è così. Recentemente mi è capitato dirivederlo con la stessa emozione di allora anzi, oserei dire che l'ho apprezzato ancora di più. In effetti, oltre a raccontare in modo garbato e poetico un meraviglioso spaccato dell'America di ieri con lo stesso Forrest che parla di Elvis, dell'omicidio Kennedy e ancora, grazie ad una tecnologia all'epoca più che mai innovativa, addirittura "incontra" John Lennon piuttosto che il presidente Nixon, questa straordinaria pellicola lancia un prezioso messaggio-insegnamento che dovrebbe far riflettere sulla labilità del concetto di "normale", in una Società che già catalogava le persone in base al quoziente intellettivo ignorando come invece, neanche tanto raramente, ingenuità e volontà - meglio ancora se coadiuvate da un pizzico di fortuna - siano qualità altrettanto valide. Meravigliosa la Colonna Sonora: si passa dal rock di Elvis Presley e dei Doors, all'intimismo di Simon & Garfunkel, senza dimenticare Jimi Hendrix, i Beach Boys, Aretha Franklin... insomma: il meglio che si possa pretendere per rievocare l'atmosfera di quel periodo. Sublime la musica portante scritta dal compositore Alan Silvestri, che si colloca senza dubbio fra le migliori e più emozionanti mai sentite. Il cast del film è composto da quel Tom Hanks che forse più di ogni altro attore (prova ne siano gli Oscar vinti in carriera, uno dei quali proprio per il ruolo di Forrest) riesce a spaziare dal comico al drammatico con straordinaria naturalezza; insieme a lui un impagabile Gary Sinise nell'intensa parte del tenente Dan, reduce di guerra che ha perso entrambi gli arti inferiori nei combattimenti in Vietman. Con loro, fra gli altri, una 'veterana' come Sally Field nel ruolo della mamma di Forrest e la bellissima Robin Wright in quello dell'amore di sempre: Jenny. Le scene più rappresentative e che maggiormente fanno riflettere, oltre che commuovere, sono infinite, ma vorrei soffermarmi su quelle che personalmente ritengo imperdibili, tralasciandone alcune - sicuramente di grande effetto - che però, a mio giudizio, sono forse un po' troppo "hollywoodiane": quella di Jenny che sente il discorso del reduce Forrest e corre ad abbracciarlo fra uno scroscio di applausi, per esempio. Anche lievemente 'forzata' (a livello di dialogo) una Jenny morente che si rammarica di non essere stata fisicamente insieme a Forrest mentre viveva le sue "avventure"... e lui, tenerissimo, le risponde che in realtà 'lei c'era'. Decisamente da pelle d'oca è invece il primo incontro tra i due, sull'autobus, con lei che gli tende una mano mentre gli altri ragazzini, nel vederlo con delle grucce, lo scansano e lo discriminano crudelmente. Altra scena importante, e abbastanza straziante, quella in cui Jenny, vittima delle violenze di un padre sempre ubriaco, corre con l'amico in mezzo ad un prato e prega Dio di trasformarla in un uccellino, così da potersene volare via da quella situazione tanto angosciante. Di grande impatto anche le scene durante le quali il tenente Dan, durante un Capodanno trascorso con Forrest, porta a casa due prostitute che poi caccia in malomodo dopo che una di esse si prende gioco di Gump dandogli del ritardato; oppure ancora quando lo ringrazia per avergli salvato la vita (durante la Guerra del Vietman, Forrest portò il salvo il Tenente benché egli, resosi conto di non avere più le gambe, non lo volesse affatto). Deliziosamente romantico è invece il momento in cui Jenny chiede a Forrest quale sia il motivo per cui la segua di continuo quindi, nel sentirsi rispondere che lo fa perchè 'è la sua ragazza', si intenerisce e capendo quanto forte, straordinario ed unico sia il legame che li lega, non solo conferma, ma ribadisce che in un certo senso effettivamente 'lo è e lo sarà per sempre'. E ancora Jenny è la protagonista di due highlights molto significativi: quello in cui pensa al suicidio salendo sul cornicione del terrazzo di un albergo quando, dopo un festino di Capodanno a base di sesso e droga, si rende conto di come la sua esistenza stia ineluttabilmente sbandando e soprattutto quello in cui, passando di fronte alla casa dove visse col violento padre, sfoga tutta la sua rabbia prendendola a sassate poichè conscia del fatto che quanto subito da bambina l'abbia indelebilmente segnata, condizionando poi tutto il suo cammino. Fra le cose migliori aggiungerei inoltre la scena della morte della mamma di Forrest, che rassegnata e tutto sommato serena trova lo slancio di rincuorare il figlio sussurrandogli quello che diventerà il leitmotif del film, e cioè che dopotutto "la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita". Ma a colpirmi più di ogni altra è stata comunque la scena in cui Forrest, quasi sul finale, scopre di avere un figlio dalla sua Jenny e, dopo lo schock iniziale, le chiede se il bambino sia o meno intelligente, con lo sgomento dipinto in volto: l'ho trovata impareggiabile per il semplice fatto che descrive con sensibilità, poesia ed altruismo cosa abbia significato per Forrest non esserlo agli occhi degli altri, calvario che assolutamente non auspica per il proprio fanciullo. E per finire come non citare la piuma bianca che apre e chiude il film, delicatamente sospinta, forse a caso o forse no, da una brezza di vento che magari nient'altro è che il nostro destino. Indubbiamente, per tutte queste ragioni ed altre ancora, Forrest Gump si colloca come uno dei film più belli della storia del Cinema per contenuto, interpretazione, colonna sonora ed effetti speciali. Quando si dice un vero capolavoro...
Il tema portante della Colonna Sonora, magistralmente musicata da Alan Silvestri
"San Francisco" di Scott McKenzie è solo una delle canzoni che fanno parte di un doppio CD
uscito in contemporanea con il film.
Gary Sinise nei panni del tenente Dan, la cui interpretazione gli è valsa una nomination all'Oscar in qualità di miglior attore non protagonista; la prestigiosa statuetta è tuttavia stata conferita a Martin Laudau per il suo ruolo in "Ed Wood".
Cercando una nuova immagine per lo schermo del mio PC (un po' estiva ma che non fosse con le solite spiagge & palme), sfoglia che ti sfoglio ne ho trovata una che mi è piaciuta così tanto da indurmi a stamparla su carta speciale per poi farne un poster da appendere in camera. In particolare sono stato colpito dalla disarmante semplicità di questa bellissima foto: un bambino che sorride teneramente ad una piccola tartaruga, o testuggine che dir si voglia, ricambiato dal curioso sguardo del piccolo animaletto. Credo che di fronte ad un'immagine del genere scompaiano tutte le brutture di questo mondo e, anche se solo per un attimo, ci si possa fermare riflettendo su cosa siano veramente le piccole-grandi straordinarietà di questa nostra Vita. Pare infatti che davanti al sorriso rassicurante del fanciullo questa tartarughina non sia per niente intimorita, tutt'altro... i due sembrano in perfetta sintonia, proprio come fossero pronti a stringere amicizia! Empatia, gioia, fiducia, infinita innocenza e sorpresa... ecco la magia che traspare da questo simpatico e significativo scatto! Un po' come a Natale, quando i più piccini, inconsapevolmente saggi, aprono i loro regali pieni di stupore, perchè davvero non bisognerebbe smettere mai di stupirsi! Pertanto viva le foto raffiguranti meravigliose spiagge caraìbiche, quelle con i falò all'imbrunire, le coste assolate, i gabbiani che volano sopra agli scogli e via dicendo... ma viva ancor più l'emozione pulita di un lieto, inaspettato incontro.
Non sempre Raf raccoglie i miei consensi... Se da una parte non gli ho mai del tutto perdonato d'aver rinnegato quella stupenda "Self Control" che lo lanciò nel 1984, dall'altra non ho potuto non notare canzoni straordinarie come "Cosa resterà degli anni '80", piuttosto che "Stai con me", ecc. In definitiva lo trovo un artista molto sensibile e mi piace come descrive la vita, quindi acquisto quasi ogni suo album. Certo, non mancano brani che deludono, ma spesso se ne trovano alcuni di indiscutibile valore. Così è anche per "Numeri", la sua ultima fatica: 11 canzoni a partire dal brano-denuncia che dà il titolo al lavoro, dove canta con Nathalie di X-Factor e Frankie-Hi-NRG. Il suo meglio viene però fuori in canzoni che paion carezze, come "Senza Cielo", una poesia velata di toccante malinconia che rappresenta forse l'highlight dell'intero CD. Trascurabile, se non addirittura un po' banale, il singolo "Un'emozione inaspettata" mentre il cantante riprende il volo, e vola decisamente alto, quando parla di disincanto e di come, fondamentalmente, l'amore resti l'unico antidoto in grado di farti superare le difficoltà della vita (meravigliosa, in tal senso, "Un tempo indefinito"). Ottime anche "Oltre di noi" e "Il mio scenario" mentre, dal punto di vita musicale, il pezzo migliore è decisamente "Vertigine", dalle atmosfere rarefatte e sognanti, velatamente blues. Raf-finato.
"Vertigine" è fra le migliori canzoni presenti in "Numeri", il nuovo album di Raf (vero nome: Raffaele Riefoli, nato a Margherita di Savoia il 29 settembre 1959).
Ecco la tracklist dell'album: ‘Numeri’
‘Senza cielo’
‘Un’emozione inaspettata’
‘Nuovi mondi’
‘Oltre di noi’
‘Controsenso’
‘Un tempo indefinito’
‘Vertigine’
‘Il mio scenario’
‘Mai del tutto’
‘Ogni piccola cosa’
Molto difficile per me recensire un album della Rettore, cantante per la quale nutro da sempre un’innata simpatia. Il primo ricordo che conservo di questa poliedrica e scatenata performer è strettamente legato alla sua musica: avevo 9 anni e mi recai in un bar dove un juke-box suonava un brano che recitava pressappoco così - "Come sono si vedrà, uomo o donna, senza età, senza sesso crescerà, per la vita una splendente vanità!" - Quelle parole, così originali e fuori da ogni schema, fecero letteralmente breccia nella mente fantasiosa e creativa del fanciullo in erba che ero! Un anno dopo, nel 1980, la radio passava principalmente tre canzoni: “Se tornassi” di Julio Iglesias, “Non so che darei“ di Alan Sorrenti e “Kobra” di una certa Rettore; chissà perché, mentre mia madre aspettava con ansia Julio, io non vedevo l’ora che fosse il turno di “Kobra”, che ben presto scoprii essere proprio il nuovo brano della cantante di “Splendido Splendente”. Di lì a poco, credo grazie alla storica trasmissione musicale Discoring (o era Superclassifica Show?), ebbi l'occasione di conoscere anche la sua travolgente immagine, logico quindi che da quel momento la bionda in questione divenisse a tutti gli effetti la mia preferita in assoluto! Quante estati passate ascoltando le sue canzoni, osservando incantato i suoi mille travestimenti, riempiendo le camere di posters che la ritraevano una volta punk, un’altra volta Kamikaze, per poi trasformarsi in saloon-girl oppure ancora in coloratissima femme Fatale. Mitica Donatella! Anche quando il suo successo ha conosciuto momenti di ombra continuava a farmi battere il cuore: in duetto con Giuni Russo, nei due Sanremo in cui ha partecipato come Rettore (1986, 1994), attraverso gli album che ha continuato a pubblicare, ultimamente riusciti solo a metà, tant'è che da tempo viene ormai ingiustamente trattata come fosse “solo” un’icona anni ottanta, oppure un’icona gay. Certo, lo è stata e continua ad esserlo, ma mi sembra riduttivo vederla nelle trasmissioni revival di Carlo Conti insieme a meteore che sono durate il tempo di una canzone: lei che ha vinto due Festivalbar, venduto 20 milioni di dischi e collaborato persino con un mostro sacro come Elton John (che all’apice del successo le scrisse ben tre canzoni)! Eppure, molto onestamente, quando nel 2005 uscì il suo album di inediti “Figurine”, una parte di me si convinse che la sua vena creativa si fosse effettivamente un po' esaurita insieme ai bei tempi di cui sopra. Niente di più sbagliato: l’altro giorno, appena inserito “Caduta Massi” nel lettore cd, ho immediatamente e finalmente ritrovato l’energia, l’estro ed il talento di un’artista più unica che rara. A partire dall’ironica title-track (aperta da Platinette) Rettore – attraverso testi quanto mai intelligenti – sviscera con originalità argomenti come la vecchiaia e l’adolescenza, descrive con passione la necessità di essere amati (“Ghepardo”, “Così ti piace”), parla di rabbia (“Chi tocca i fili muore”) e di tempo che passa (attaverso la struggente e poetica “L’estate è un’onda breve”); il tutto senza rinunciare alla trasgressione, ben presente nel gradevole ed estivo singolo “L’onda del mar”, il cui testo è solo apparentemente innocuo. Notevole anche la capacità di prendersi in giro rileggendo in chiave rap la sua “Lamette”, per non parlare poi di come sbeffeggi allegramente la morte, citando addirittura Dante e Caronte! La musica proposta spazia da un buon rock corale (alla Green Day, tanto per intenderci) ad un tirato e godibilissimo ska (“C’ho fatto il callo”), alternati a suoni sperimentali, qualche incursione nel rap con l'apporto vocale di Nottini Lemon e - non da ultimo - un sound decisamente più pop-style (che rasenta la perfezione ne "L'onda del mar"). Un disco davvero bello questo "Caduta Massi", variegato, pieno di grinta, che sprizza energia da tutti i pori. Ascoltandolo fra un turbinìo di emozioni, mi sono reso conto che l’istinto dei bambini non sbaglia mai: a 9 anni avevo intuito che Rettore possedeva effettivamente una marcia in più: beh, dopo oltre trent’anni e una marea di altre cantanti (non solo italiane) che nel frattempo sono apparse sulla scena, dal mio punto di vista non è cambiato assolutamente niente. Fantastico!
Tracklist: 1) Caduta Massi 2) Chi tocca i fili muore 3) Adolescente 4) Ghepardo 5) L'onda del mar 6) C'ho fatto il callo 7) Se morirò 8) La vecchiaia (è una grave malattia che colpisce anche i giovani) 9) Così ti piace 10) L'estate è un'onda breve 11) Lamette Katana (Bonus-Track presente solo nel caso l'album venisse scaricato da i-Tunes)
il singolo targato estate 2011 si intitola "L'onda del mar"
copertina del disco e traccia numero 7: "Se morirò" (featuring Nottini Lemon)
Ecco un lavoro del "Boss" che vale decisamente la pena di riscoprire: datato 2005, "Devils + Dust", immediatamente numero uno in America, è uno dei (rari) lavori dove Bruce rinuncia alla collaborazione con la storica E Street Band. Trattasi di un disco spiazzante, che sfugge completamente alle regole commerciali in favore dell'arte più pura ed ispirata, percorso che tra l'altro Springsteen già intrapprese con "The Ghost of Tom Joad", intenso album di fine anni '90. "Devils + Dust" dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il cantautore rimane uno dei pochi musicisti ancora capaci di suscitare emozioni vere. L'album - privo di brani dal facile impatto - viene assimilato lentamente, quindi necessita di numerosi ascolti per poter essere apprezzato: sulle prime rischia infatti di apparire "scarno", essenziale, addirittura ripetitivo tuttavia, con il passare del tempo, gli ascoltatori più attenti ed i palati musicalmente più raffinati non tarderanno a carpirne l'indubbio valore. Brani come la sentita preghiera dedicata al Cristo ed intitolata "Jesus was an only Son", piuttosto che "The Hitter", "Reno", "Silver Palomino" o "Matamoros Bank" sono autentiche poesie che scuotono l'animo: canzoni infinitamente toccanti rese ancor più profonde dalle sfumature country-rock tipiche dell'artista. Assolutamente godibili anche le altre tracce che compongono il CD, a partire dalla title-track fino alle più movimentate "Leah!" e "All I'm thinking about". Ovunque si respira aria di Far West: una sorta di Texas moderno dove l'uomo, in bilico fra sogni, speranze e disillusioni, è costretto a fare i conti con se stesso e con le sue incommensurabili debolezze. Nostalgico, malinconico ma grande Bruce, che nel DVD bonus in allegato, dà un saggio della sua classe interpretando in chiave acustica (chitarra-voce-armonica) alcuni tra i capolavori sopraccitati.
L'emozionante interpretazione di "Jesus Was An Only Son"
Poco prima che nascessero le Scuole Medie, terminate le scuole d'obbligo agli alunni restava un anno "libero" che doveva servire al giovane nella scelta dell'indirizzo scolastico o professionale da intrapprendere. Fra le altre, esisteva una Scuola di Commercio che instradava i giovani su questo ramo ed io, pur fra mille dubbi, scelsi di frequentarla. Inaspettatamente fu l'anno più bello di tutta la mia "carriera scolastica" pertanto, qualche tempo fa, passando casualmente nei dintorni di quell'edificio che porto nel cuore, mi è venuto di scrivere quanto segue:
"PRE-C DAYS"
Sul bus che mi portava a Massagno sentivo in cuffia "Cigarettes & Coffee", mentre l'autunno sopraggiungeva con i suoi umidi pensieri. Non sapevo se mi ci sarei ambientato ma, dopo qualche mese, fu così: l'angoscia e l'incertezza degli inizi scomparvero, si dissolsero nel nulla. Erano i giorni de "La Storia Infinita" e l'astro nascente Madonna cantava "Like a Virgin"; su e giù per le interminabili scale, insieme agli altri compagni, ci affacciavamo alla vita da adulti inconsapevoli del fatto che essa era già lì dietro l'angolo, pronta a rapirci per sempre dal verde di quell'età e dai primi approcci più o meno impacciati con gli umori e gli odori dell'adolescenza. In palestra si diffondeva un suono dolce e sognante: George Michael cantava "Careless Whisper" e le ragazze giù a dire quanto era figo... e lo era davvero. Nove mesi insieme come una sorta di famiglia e poi ognuno per la sua strada, della serie: tanto poi ci si rivede. Sporadicamente, specie i primi tempi, accadde... poi, inevitabilmente, la fine del percorso scolastico sancì una separazione più definitiva. Ripensandoci adesso, dopo tanto tempo, i ricordi e le sensazioni sono ancora nitidissimi, così come i volti di molti compagni: vien da chiedersi cosa stiano facendo in questo momento. Nicole F. la vidi, qualche anno fa, con un bebé nella carrozzina, sempre bellissima; probabilmente ora il pupo ha preso il suo posto in quella scuola, o in qualche altra. Chissà se le capita di ripensare ad Andy. Ah, i primi amori... sembrano destinati a durare per sempre e invece spesso si dissolvono nel nulla, come bolle di sapone: ma è il concetto in se a deludere, più che tutto. Comunque ho voluto ripassare al Pre-C l'altro giorno: stava arrivando un temporale e, scendendo a Lugano, mi hanno portato fino a Massagno, così ci ho fatto una cappatina. Sembrava tutto uguale dal di fuori: l'edificio grigio, il piazzale... ho persino intravisto le scale nonostante la Scuola fosse quasi tutta sbarrata per via della chiusura dovuta alle vacanze estive. Che triste vederla così inanimata, un vero paradosso dal momento che gli attuali allievi saranno ben contenti di essersi allontanati per fare un po' di sana baldoria sulle spiagge. Prima di proseguire verso il centrocittà non ho resistito e sono andato giù in palestra: i corridoi in marmo "stile bunker" non sono affatto cambiati; chiudendo gli occhi, per un attimo ho sperato di sentire nuovamente diffondersi nell'aria la dolce e sognante melodia di "Careless Whisper" e di vedere il sorriso di Nicole intenta a fare ginnastica, ma l'unico rumore era quello della pioggia incessante che aveva cominciato a scendere dal cielo, e dai miei occhi.
Con Alberto Yoel Garcia, Roberto Sanmartin e Yailene Sierra
Durata: 120 min. – Spagna, Cuba, Francia 2005
“Habana Blues” è un film musicale molto bello, una storia di sentimenti come l’amicizia o l’affetto per la propria Patria, di indigenza e di opportunità colte o lasciate fuggire via, metafora di questa nostra vita. Non è però, pur avendo dei momenti toccanti, un film pessimista: è invece un film che, sul finale, sprona a vedere una sorta di “nuovo inizio” incitando quindi all’ottimismo in ogni situazione, anche in quelle dove temi di non riuscire a risollevarti più. Credo sia questa la vera ricchezza della pellicola.
***Imperdibile la Colonna Sonora di questa pellicola, assolutamente straordinaria e disponibile su i-Tunes e su tutti i principali portali. Questa la tracklist:
1. Cansado
2. Habaneando
3. Seduceme
4. Habana Blues
5. Arenas de Soledad
6. En Todas Partes 7. Echate P'alla', Echate P'aca'
8. Amanecer
9. Lagrimas tatuadas
10. Superfinos Negros
11. No Se Vuelve Atras 12. Aprende to Walk 13. Felaciòn 14. Rebelion 15. Vivimos Juntos 16. Se Feliz
TRAMA:
Due amici cubani, appassionati di musica, vorrebbero fare ”il grande salto” e, attraverso l’opportunità di un contratto discografico, lasciare l’isola dove sono cresciuti e con essa i suoi limiti, ma soprattutto la prigionia di un’esistenza – per così dire – assai limitata. Il primo, Ruy, è sposato da tempo ed ha due figli, ma le continue promesse fatte alla moglie Caridad di darle una vita migliore, cadute ripetutamente nel vuoto, finiscono col compromettere il loro rapporto di coppia. L’altro, un simpatico “capellone” che vive con la nonna, sente fortissimo il desiderio di andarsene da un posto dove non vede sbocchi e, per farlo, sembra disposto a correre il rischio di dover scendere a qualche compromesso. I due, per tirar su un po’ di soldi, organizzano quindi un ultimo megaconcerto con l’aiuto di alcuni amici della succitata nonna. Nel frattempo dei discografici arrivano a Cuba e la principale radio locale gli presenta il duo, insieme al gruppo con cui da sempre suona. I discografici sembrano molto interessati ma, dopo l’euforia iniziale, Ruy e Tito si rendono conto che firmare un contratto e partire potrebbe rappresentare una sorta di “buco nell’acqua”, poiché le garanzie offerte sono assai esigue e vi è il concreto rischio che, se anche qualcosa da guadagnare effettivamente ci fosse, quasi tutto finirebbe in mano ai discografici stessi, lasciando loro senza altre opportunità ed oltretutto lontani dalla loro casa e dalle proprie radici. Ruy non ci sta, soprattutto perché il contratto implica che debbano in un qualche modo tradire la politica ed i principi della vera Cuba. Questo suo rifiuto, neanche a dirlo, crea dei forti screzi fra i due amici, poiché Tito non vorrebbe assolutamente partire da solo. Oltretutto, a rendergli la scelta ancor più difficile, c’è il pensiero di dover abbandonare sua nonna, pensiero che la vecchia ma assai arzilla signora cerca di togliergli facendogli capire con determinazione (ma con gli occhi lucidi) che andarsene per seguire il suo destino è un dovere verso se stesso al quale non deve rinunciare per nessuno al mondo: lei in qualche modo tirerà avanti. Contemporaneamente la moglie di Ruy, spronata dalla madre che vive in California, decide di lasciare l’isola clandestinamente, poiché questa è l’unica possibilità di farlo… ovviamente porterebbe con se i bambini e a nulla servono i tentativi di Ruy per trattenerla: Caridad ha già lasciato il suo lavoro ed è stufa di promesse non mantenute, pertanto organizza una cena d’addio dove comunica agli amici più cari che lei e suo marito si separano e che è in procinto di andare a vivere con sua madre. Intanto arriva il giorno del megaconcerto e Ruy, che da qualche settimana non ha più notizie dell’amico, si rassegna all’idea di dover affrontare il palco da solo… invece, poco prima di entrare in scena, ecco che inaspettatamente se lo ritrova davanti. Dopo un attimo di titubanza, i due si abbracciano fraternamente, riappacificandosi. Il concerto ha quindi luogo ed è un successo al di là di ogni più rosea aspettativa: e così, mentre Ruy, Tito & soci cantano per l’ultima volta insieme le loro canzoni davanti ad una folla in delirio che vede in prima fila la stessa Caridad, il cambiamento necessario per uscire da quella situazione stagnante avviene: terminato il concerto Tito sale sull’aereo insieme ai discografici, mentre Ruy accompagna la moglie ed i suoi due bambini sulla barca che trasporterà lei ed altri clandestini lontani dall’isola e verso la libertà. Un toccante saluto all’amico di sempre, al compagno con cui tante avventure sono state condivise… e soprattutto un ultimo, caldo, sentito, commovente e ricambiato abbraccio alla donna con cui, purtroppo invano, ha condiviso le speranze ed i sogni di quand’erano poco più che ragazzi. Così, mentre metaforicamente il concerto ha termine, Ruy rimane solo in una sorta di limbo, di buco nero dal quale deve uscire quanto prima. Infatti, ritrovata la forza, qualche giorno dopo salta sulla sua bicicletta per dirigersi verso il centrocittà quando una chevrolet rossa, proprio quella che nel frattempo l’amico ormai lontano ha venduto e che adesso ha alla guida altre persone immerse in altre storie, strombazza in mezzo al traffico riportandolo per un attimo a ricordare nostalgicamente un periodo sul quale - non c’è altra scelta - per poter andare avanti e ricominciare va assolutamente messa la parola fine. Rendendosi conto che comunque vada dal suo cuore certi sentimenti non potranno essere mai estirpati, sul volto di Ruy - dopo un’iniziale senso di smarrimento - compare un tiepido sorriso quindi, lanciato un ultimo fugace sguardo all’auto, la sua mente si rimette sui binari del presente e l’uomo riprende a pedalare proseguendo il suo percorso verso la città, in cerca di nuove opportunità e di nuove emozioni: in cerca di Vita.
"Arenas de Soledad", splendido brano portante dell'intera Colonna Sonora
da sinistra: Morten Harket (voce), Mags Furuholmen (tastiere) e Pal Waakatar-Savoy (chitarra)
A-HA - "A-HA25: THE VERY BEST" (Warner)
Un quarto di secolo per Morten Harket, Pal Waakatar-Savoy e Mags Furuholmen, letteralmente esplosi nel 1985 come fenomeno mediatico (destinato principalmente alle teen-agers) grazie al brano cult “Take on me”, enorme successo commerciale corredato da uno dei videoclip più gettonati di tutti i tempi. Eppure, sin dal primissimo album “Hunting high and low” s’intuiva che, oltre all’immagine (tre bei ragazzi) ed alla straordinaria voce di Morten, vi erano ottime potenzialità. I primi singoli (quasi tutti pop elettronico di buona fattura) dominarono le classifiche di mezzo mondo, ma fu con l’album “Stay on these Roads” (1986) che l’intuinzione di cui prima cominciò a prendere realmente forma: brani come l’incantevole “Manhattan Skyline” o la stessa “Stay on these Roads” non erano più “solo” buon pop commerciale, ma poesie piene di significato. Poco dopo, ancora un pezzo “leggero” scritto apposta per la Colonna Sonora di 007 (The Living Daylights), seguito da qualche 45 giri non propriamente fortunatissimo (uno su tutti la ballad "Crying in the rain", rubata per l'occasione a Carole King) ed ecco che - nel maggio 1993 - gli a-ha pubblicano “Memorial Beach”, album-capolavoro assolutamente al di fuori dalle regole commerciali ma nel contempo straordinario che tuttavia, malgrado il traino dell'ottimo singolo di lancio “Move to Memphis”, non ottiene che tiepidi consensi. Se però da un lato le ragazzine “voltarono loro le spalle”, dall'altro gli addetti ai lavori ed i critici specializzati si accorsero definitivamente dell'effettivo, grande valore del gruppo. Eppure dovranno passare ulteriori 7 anni affinché un loro disco venga pubblicato: infatti, all'inizio dell'estate del 2000 vede la luce “Minor Earth, Major Sky”, che contiene brani stupendi come la title-track, “Velvet” e soprattutto il singolo “Summer moved on”. Anche in questo caso però, eccezion fatta per Germania, Svizzera, Norvegia e Russia, il trio non riesce a raggiungere un successo completo e, soprattutto, il cd passa pressoché inosservato negli UK. La strada comunque sembra essere quella giusta: U2, Coldplay e alcuni altri grandi nomi del pop-rock mondiale li acclamano a gran voce e gli a-ha, a cavallo fra il 2001 ed il 2002, pubblicano “Lifelines”, altro 'masterpiece' che però ancora una volta non fa il botto. Bisognerà attendere l’uscita di “Analogue” (2005) affinché Morten, Pal e Mags riassaporino la meritata gioia della Top Ten inglese, sia con il singolo che con l’album il quale, a detta di molti, rasenta la perfezione grazie alla coinvolgente tessitura musicale, unita a testi intelligenti e toccanti (leggermente intrisi di malinconia) che riflettono le situazioni a volte complicate della vita, più che mai valorizzati dalla splendida voce di Harket. E così i tre ragazzi di “Take on me”, ormai fascinosi uomini, ritrovano finalmente quel posto al sole che spettava loro di diritto. Nel 2009 un nuovo lavoro che consolida il successo riagguantato: "Foot of the Mountain” quindi Mags, Pal e Morten decidono di porre fine al progetto che 25 anni prima, quasi d’improvviso, li catapultò nel mondo delle sette note. E lo fanno dicendoci addio con un doppio album composto da 2 CD per un totale di 39 brani, che raccoglie quasi tutto il meglio della loro carriera (citato proprio in questa recensione); in più un bell’inedito intitolato “Butterfly, Butterfly - the Last Hurrah!”, il cui video riassume benissimo la storia di questo gruppo (fra le altre cose molto apprezzato anche dal vivo) unito, oltre che dalla grande passione per la musica, anche da una profonda amicizia. In effetti le immagini ripercorrono la loro carriera, poiché si intravedono sfocati spezzoni dei bei tempi che furono sino al punto in cui, mentre il pezzo si accinge a terminare, Morten, Mags e Pal si ritrovano per l’ultima volta su di un palco, in un cerchio che - proprio mentre la canzone sfuma - si chiude con un abbraccio profondo, sentito, infinito come l’avventura vissuta. Ed ecco che, magicamente trasformatisi in tre bellissime farfalle, gli a-ha volteggiano ancora qualche istante insieme, per poi volare via... ognuno per la propria strada, ognuno verso i propri progetti (hanno dichiarato di voler iniziare carriere solistiche). Di certo agli innumerevoli fans sparsi un po' in tutto il mondo, mancheranno davvero molto.
Il bellissimo singolo "Butterfly Butterfly (the last Hurrah)!", che conclude gloriosamente la carriera degli a-ha.