venerdì 11 ottobre 2013

INGHIOTTITI

Quante sciagure si leggono quotidianamente, specie in questi giorni : guerre, sbarchi non riusciti in quel di Lampedusa, omicidi, rapimenti, violenze... un quadro davvero agghiacciante e, quel che è peggio, immutevole nel tempo dato che in fin dei conti le cose continuano così da che mondo è mondo. Spesso si ha l'impressione, almeno per quanto mi concerne, che per una sorta di spirito di conservazione tutta questa interminabile serie di bruttezze non ci intacchi più di tanto anche perché, essendo all'ordine del giorno, ci ha obbligato, per non impazzire, a crearci degli indispensabili anticorpi emotivi. Eppure recentemente è avvenuta una disgrazia che mi ha affranto come da tempo non accadeva: la tragica scomparsa di un papà col suo bambino di sei anni, avvenuta per colpa del maltempo lo scorso weekend in Toscana. Una famiglia di Berna che sceglie la Maremma per le vacanze autunnali e vi trova la morte. Si faceva sera, avevano appena cenato e stavano rientrando in albergo quando la moglie nota un'enorme massa di acqua e detriti fuoriuscire dal fiume: in pochi istanti il disperato tentativo di salvarsi, lei esce dall'auto e il marito le dice di dirigersi al loro alloggio, dove la raggiungerà con il figlioletto. Tutto si consuma in un attimo: il tempo di lasciare che la donna si liberi e quando si volta per scorgere i suoi cari l'acqua li ha già portati via, inghiottedoli. Solo dopo due giorni li ritroveranno in un enorme mare di fango, lontani l'uno dall'altro alcuni chilometri per giunta, prima il piccino, poi il genitore. C'è da sperare che almeno non abbiano sofferto. Mi chiedo a questo punto cosa si possa aggiungere, cosa di possa dire. Credo di aver capito che la vera felicità, a volte cercata chissà dove o attraverso chissà che cosa, consista in realtà nel trascorrere del tempo con le persone che, al di là di tutta la marea di gente da cui siamo contornati, sono davvero importanti; quelle per le quali conti più di ogni altra cosa e loro contano più di ogni altra cosa per te. Per questo motivo sono scosso e infinitamente triste, dannatamente triste ed inconsolabile al pensiero che simili ingiustizie possano succedere e che una povera donna, nel giro di qualche minuto, abbia perduto tutto il suo mondo. Come si può essere totalmente felici, vorrei sapere, se qualcun altro fatto a nostra immagine e somiglianza è confrontato con un simile dolore? Forse, unico spiraglio di luce nel buio pesto di questa tragedia, dice giusto Giobbe nel capitolo 37: "molte cose restano inaccessibili alla nostra (presunta) intelligenza". In effetti, se così fosse un giorno ci sarà una spiegazione, una risposta anche per ciò che adesso proprio non ce l'ha. Ma più che tutto la signora di cui sopra si ricongiungerà con suo marito e con il suo bambino.


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