lunedì 28 maggio 2012

'AMICI' - QUANDO LA TV DÀ IL SUO PEGGIO

Alcuni dei talentuosi partecipanti della primissima edizione di "Saranno Famosi", poi divenuto "Amici"
per motivi di diritti d'autore. Tutti i giovani si presentavano per una materia, per esempio 'canto',
ma durante l' "anno scolastico" venivano istruiti anche in altri settori: danza, recitazione, musical.
Al termine del programma un alunno considerato valido sapeva distinguersi in tutte le discipline.
Al centro l'ideatrice e conduttrice del programma: Maria de Filippi (50 anni).

C'era una volta "Saranno Famosi", poi divenuto "Amici" per motivi di Copyright. Da questo programma, ai suoi esordi intelligentemente lontano dalle polemiche e dai contenuti da salotto di terz'ordine che avrebbero preso il sopravvento nelle edizioni a venire, uscirono ragazzi straordinariamente dotati: Valeria Monetti, duttile attrice in grado di cantare canzoni nella medesima tonalità di Mina, ora acclamata nei suoi spettacoli teatrali; Leon Cino, ballerino di valore che per alcune stagioni ha gravitato nel programma come professionista; Ambeta Toromani, leggiadra e a sua volta validissima dancer di classica pure ripetutamente confermata nel cast della trasmissione; Karima (Ammar), cantante di spessore ripresa in gara questa stagione nonchè artista capace con la sua voce di impressionare persino Burt Bacharach ma puntualmente perdente contro altri giovani che con il talento non c'entrano granchè. Quest'anno poi si sono toccati livelli davvero imbarazzanti: la finta-cattiva 'professoressa' di danza Alessandra Celentano (per la verità ci gioca a fare la severa ma pretende più che altro un'auspicabile professionalità), aveva nella sua schuderia una ballerina, tale Francesca Dugarte, nata in Venezuela ed effettivamente dotata di un certo talento; fra i ragazzi invece i professori si sono prodigati per far esibire al meglio elementi poco dotati, o comunque con parecchie lacune, quali Nunzio Perricone, Jonathan Gerlo e il meno peggio, il diciannovenne vincitore Giuseppe Giofrè, che ha fatto salire alle stelle i battiti cardiaci del professore Garrison Rochelle e che, in finale con la succitata Francesca, essendo effettivamente di bella presenza ha conquistato i voti di tutte le ragazzine che seguono il programma. Ma ci sono altri spunti su cui vale la pena di riflettere: per prima cosa, passando per un attimo ai cosiddetti 'big' (i ragazzi usciti da "Amici" che hanno già raggiunto il successo), lo sconcerto di scorgere una superospite come Sharon Stone che piange davanti ad un'esibizione della pur vocalmente dotata Alessandra Amoroso; reazione che sostanzialmente può voler dire due cose. Uno: la Stone attraversa un periodo di depressione talmente forte che il solo cinguettìo di un passero le fa versare fiumi di lacrime. Due: nessuno - membri dell'Academy Awards inclusi - si è ancora reso conto che in realtà la Diva americana è la più grande attrice di tutti i tempi. Ad ogni modo e al di là di questo, vedere la mitica Arena di Verona in esaltazione per il nulla, o poco più, è stato quasi un 'dolore'. Quel palco che, attraverso lo storico Festivalbar, ha visto avvicendarsi i più grandi cantanti italiani e stranieri di sempre, ridotto a fare da sede per l'epilogo di un mix fra contenitore, reality di basso ordine e 'bimbiminkia' agguerriti che pensano di essere delle star planetarie. E Maria, padrona di casa un tempo deliziosamente timida, si lancia ora in improbabili passi di danza, canta, mette in scena il triangolo dell'anno fra la cantante Emma Marrone, quella cannocchia di Belen Rodriguez e il ballerino Stefano Di Martino e in più, come se tutto questo già non bastasse, durante le puntate finali chiama parenti e giornalisti ad elencare le innumerevoli doti dei suoi pargoli da che hanno emesso il primo vagito ai giorni attuali. Si scopre così, parola di una decina fra i più quotati critici musicali accreditati alle migliori testate con tanto di bigliettino di appunti alla mano, che Pierdavide Carone è il più grande cantautore italiano degli ultimi periodi... certo, non che ci si limiti a dire che il ragazzo ha della stoffa: è proprio il più grande! E lui, modesto, si lancia in una reinterpretazione di "Another brick in the Wall" dei Pink Floyd. Per non parlare di Valerio Scanu, tanto presuntuoso da parlare di manager come se fosse Madonna e battibeccare in diretta con il sempre mitico Mauro Coruzzi-Platinette, reo di avergli detto che in fin dei conti il suo disco andrebbe più che altro lanciato dalla finestra: cose da film horror o giù di lì. La spocchia poi di un'Emma Marrone ormai eroina nazionale che si lancia in considerazioni da donna vissuta scagliando anatemi contro la rivale Rodriguez o di Alessandra Amoroso, poco prima elogiata per la sua incommensurabile umiltà, agghindata invece durante l'esibizione come se avesse dovuto presentarsi alla Cerimonia degli Oscars è tutto dire. Meglio, e alcuni critici almeno questo lo hanno capito, chi ancora mantiene i piedi un po' per terra, alias Annalisa Scarrone. Ad ogni modo, e questa è la cosa che conta, i giovani comprano i loro dischi, quelli del simpatico Marca Carta e di Emma in primis. Tutti gli albums dei protagonisti sono in classifica e Mediaset non fa che sottolinearlo ossessivamente. Peccato però nessuno sottolinei come invece la compilation di quest'anno, se non avesse avuto il traino delle canzoni proposte dai ragazzi cosiddetti "big", sarebbe rimasta in gran parte a far polvere sugli scaffali dei negozi (o sul sito I-tunes da dove viene scaricata). Segno che il talento in questa edizione del programma non è mai stato molto di casa. Certo, perchè fra i 'pulcini', quelli che cioè big ancora non lo sono, non ce n'era uno, neanche uno che avesse davvero la capacità di bucare in qualche modo lo schermo. Tale Carlo, per sua stessa ammissione cresciuto a pane e Whitney Houston, ha la voce calda ma manca totalmente di presenza scenica; Ottavio, suo antagonista per il titolo di vincitore, ha un timbro possente ma è ben poco personale mentre Gerardo, il vincitore effettivo nonchè pupillo della talent-scout (?) Mara Maionchi, ha messo tutti d'accordo, nel senso che non avrebbe dovuto vincere il programma! Con che criterio Rudy Zerbi, la stessa Maionchi e Grazia Di Michele abbiano scelto questi ragazzi non è lecito saperlo ma, ascoltandoli, c'è davvero da sperare che nessuno diventi un nome influente del panorama musicale italiano poichè se passa ancora questo tipo di messaggio, per la musica, per gli artisti veri che ci provano seriamente e che hanno del talento effettivo, sarebbe una grossa mazzata. Maria de Filippi ha recentemente dichiarato di soffrire di ‘ansia da risultato’, nel senso che si agita per i numeri dei suoi programmi che vuol vedere sempre primeggiare. Beh, per quanto concerne “Amici” un consiglio per risolvere il problema alla radice sorge spontaneo: basta concluderlo una volta per tutte! Così la signora si risparmia i tormenti degli indici di ascolto e noi tutti possiamo sospendere l'assunzione di antiemetici. Scherzi a parte, sarà senz'altro stata sollevata dall'aver nuovamente segnato uno share di tutto rispetto durante le due serate finali trasmesse da Verona, ma qualcuno dovrebbe renderla attenta sul fatto che un motivo d'ansia, per chi tanto spesso utilizza il termine talento, potrebbe essere rappresentato dal fatto di aver proposto uno spettacolo pessimo, una sagra del kitsch spesso melensa e dall'oggettivamente esiguo valore artistico. Questo dovrebbe infastidirla! Ma purtroppo è ormai più che palese che l'intenzione con cui viene confezionato il 'talent' è a questo punto ben diversa da quella che animava lo staff ai tempi degli esordi. La de Filippi, da donna intelligente qual'è, di sicuro lo ha notato, ma evidentemente le fa comodo co$ì.

La mitica Arena di Verona, fino a qualche anno fa storica location del mitico Festivalbar,
ora cornice della finale della trasmissione Mediaset.

domenica 27 maggio 2012

DONNA SUMMER WE LOVE YOU

Non poteva che essere nata la notte di San Silvestro, il 31.12.1948 per la precisione, notte in cui ci si appresta a salutare il nuovo anno facendo festa... proprio lei, che ha fatto ballare il mondo intero. Nativa di Boston, LaDonna Andre Gaines lascia l'America nel 1968, sposa Helmut Sommer e viene scritturata nella versione tedesca del musical 'Hair'. Il suo talento viene immediatamente notato da Giorgio Moroder, che le procura un contratto discografico con la leggendaria Casablanca Records; qualche tempo dopo diventa Donna Summer, la cantante che vende 140 milioni di dischi e vince 5 Grammy Awards. A renderla una star* ci ha pensato il classico "Love to love you baby", ammiccante brano del 1975 che lanciò il genere discomusic, cui hanno fatto seguito successi ancora richiestissimi come "I feel love", "Bad Girls" e "Hot Stuff". Insieme a Gloria Gaynor e ai Bee Gees, Donna diventa icona indiscussa di un periodo che passerà alla storia, quello delle discoteche e delle luci sfavillanti fino all'alba, del divertimento sfrenato, dell'emancipazione femminile (e non) attraverso la musica. 

"Hot Stuff", brano emblema di un'intera generazione che l'ha incoronata Regina della Discomusic!

Terminata la collaborazione con Moroder, ormai lanciatissima entra a far parte della scudera di Quincy Jones, uno fra i nomi più influenti della black-music dell'epoca. Questo matrimonio artistico, sancito da un contratto stellare firmato con la Geffen Records, genera canzoni che le permettono di proseguire il suo percorso artistico virando verso una nuova fase della sua carriera, più orientata al funky e al pop. I numeri le danno ragione e brani come "The Wanderer" (1980), "Love is in Control - finger on the trigger (1982) e "She works hard for the money" (1983), macinano records e premi. 

Nel 1980 a spopolare è il brano "The Wanderer".  

Dopo la seconda metà degli anni '80 una presunta querelle (da lei sempre smentita) secondo cui avrebbe criticato il mondo gay la allontana per un po' dalle scene, ma Donna non è mai stata tipa da lasciarsi andare e, in effetti, pezzi come "Dinner with Gershwin" (1987) ma soprattutto "This time I know It's for real", del 1989, la riportano rapidamente in cima alle charts di mezzo pianeta. In seguito la cantante preferirà dedicarsi principalmente al suo ruolo di mamma, non rinunciando però del tutto alla carriera. Fra il 1991 e il 2000 pubblica 3 dischi: "Mistaken Identity", il delizioso album natalizio "Christmas Spirit" e "I'm a  Rainbow".

Il famoso trio di produttori Stock-Aitken-Waterman, che ha dettato legge negli anni '80/'90,
ha rilanciato Donna Summer attraverso la mega-hit "This time I know it's for Real" (1989).

Nel 2008 esce l'album "Crayons", nel quale Donna cerca di raccontarsi in maniera più personale senza abbandonare il ritmo. Questo disco, accolto benevolmente dalla critica ma un po' più tiepidamente dal pubblico, contiene fra gli altri un brano autobiografico in cui la cantante prova a descrivere le fasi più difficili della sua esistenza. La canzone, "Be myself Again", sebbene non baciata dal successo commerciale, per la grande intensità entra di diritto fra le sue più rappresentative e in effetti, quando la porta in tour, raccoglie ovunque lusinghieri consensi.

Dall'album "Crayons", portato in giro per il mondo attraverso il suo tour del 2008 (qui in una tappa di Parigi),
vale la pena di ascoltare l'autobiografica "Be myself Again". 

In tempi recenti, con il mercato discografico inesorabilmente votato alla miriade di starlettes senza arte nè parte che vi gravitano, Donna Summer ha continuato a scrivere la sua musica, sempre esibendosi in spettacoli di notevole livello per la gioia di quei tanti fan delle cui notti danzanti ha superlativamente scritto la colonna sonora. Nel 2010, qualche anno dopo essere entrata nella Dance Music Hall of Fame insieme ai Bee Gees e a Barry White, torna in vetta alle Billboard Charts con il brano "To Paris with Love" (http://youtu.be/tGoZNmtlOt0) quindi, insieme ad alcuni fra i più grandi nomi dello showbiz made in USA, partecipa al mini-concert David Foster & Friends, snocciolando con professione e scioltezza alcuni suoi pezzi per poi colloquiare simpaticamente con il pubblico e quindi lanciarsi in un duetto con il cantante nigeriano Seal, interpretando il più grande successo di lui, "Crazy": roba da far venire i brividi. Sgomento e grande tristezza un po' ovunque quando, lo scorso 17 maggio, si sparge la notizia della sua scomparsa. Eppure, proprio vedendo questa spettacolare esibizione e ripensando alle sue tante canzoni, l'impressione preponderante (e rassicurante) è che nemmeno la morte riuscirà mai ad oscurare la portentosa energia scaturita dall'artista Donna Summer. E se è vero che in Paradiso ci sono le discoteche, già sembra di sentire in lontananza gli echi di uno Studio 54 dal quale provengono le grida di gioia di chi sta ballando fino all'alba... sulle note di "Hot Stuff", ovviamente!

 
Donna Summer interpreta "Unbreak my heart" di Tony Braxton  e, in seguito,
con il collega Seal si cimenta nel successo di lui "Crazy".