giovedì 23 febbraio 2012

FESTIVAL DI SANREMO 2012

Amici di vecchia data: Gianni Morandi (vero nome Gian Luigi Morandi, Monghidoro, 11 dicembre 1944)  insieme con l'inossidabile 'molleggiato' Adriano Celentano (Milano, 6 gennaio 1938), superospite acchiappa audience.
Alla fine l’ha spuntata Emma, terza reduce da reality che vince un Festival di Sanremo (prima di lei, Marco Carta e Valerio Scanu). La sua canzone “Non è l’inferno”, scritta da Francesco Silvestri dei Modà, ha superato una sorprendente Arisa (“La notte”) e la rossa Noemi, a Sanremo con un brano di Fabrizio Moro intitolato “Sono solo parole” che, grazie al voto della sala stampa denominato “golden share”, ha estromesso dal podio l’improbabile duetto Gigi D’Alessio-Loredana Bertè. Quinto un altro ‘figlio di Maria de Filippi’ presentatosi con Lucio Dalla, ossia Pierdavide Carone, mentre al sesto posto si è classificata Dolcenera con “Ci vediamo a casa”. Ma andiamo con ordine: il secondo Festival presentato da Gianni Morandi lo hanno introdotto, per la verità piuttosto volgarmente, i comici Luca e Paolo, già presenti lo scorso anno. Dolcenera ha poi aperto ufficialmente la gara che se tutto fosse filato liscio avrebbe dovuto, attraverso i voti del gruppo di ascolto presente al teatro Ariston, ridurre i big in gara da 14 a 12; qualcosa tuttavia non ha funzionato per cui le votazioni sono state rimandate al giorno dopo. Ascoltate sette canzoni è quindi entrato in scena Adriano Celentano, che in un monologo di quasi un’ora ha esposto le sue in parte condivisibili tesi sollevando, fra le altre cose, un vero e proprio polverone nei confronti di giornali come ‘Avvenire’ e ‘Famiglia Cristiana’: stizziti alcuni cantanti, Francesco Renga in primis, che hanno dovuto attendere il termine del 'sermone' per presentare il loro brano. Ad ogni buon conto il Gianni nazionale, con l’ausilio del comico Rocco Papaleo, ha portato a casa la serata con dignità e gli ascolti stellari (quasi un televisore su due era sintonizzato sul Festival) hanno dato ragione alla sua formula, presenza del succitato Celentano inclusa. Per quanto concerne le canzoni, dopo un primo ascolto sembrano colpire in modo particolare quelle di Arisa e Noemi, ma anche la melodia di Dolcenera, il bel canto di Eugenio Finardi e Francesco Renga, la grinta della stessa Emma… Meno riusciti appaiono invece gli abbinamenti D’Alessio-Bertè, Carone-Dalla piuttosto che i pezzi simil-impegnati tipo quello di Irene Fornaciari (scritto da Davide Van De Sfroos) o quello rockeggiante dei Marlene Kuntz. I brani vengono comunque tutti quanti riproposti nel corso della seconda serata, durante la quale – fra le altre cose – ricompaiono Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, fondamentali pedine senza le quali il Festival non avrebbe di certo potuto aver luogo (….). Tocca quindi a quattro degli otto giovani in gara proporre i loro pezzi in uno scontro a due deciso dal televoto che, fra le altre cose, a giochi fatti premierà il peggiore della Manifestazione, alias Alessandro Casillo (con “È vero”) mandando invece a casa la più brava, ossia Giordana Angi (“Incognita poesia” la sua intensa canzone). Fra le proposte più interessanti, oltre a quella della Angi, va comunque citato il brano “Guasto” di Marco Guazzone, mentre meno comprensibile risulta l’assegnazione del premio della Critica alla comunque graziosa Erica Mou, che ha presentato “Nella vasca da bagno del tempo”. Per quanto concerne la parte comica, oltre alla presenza fissa di Papaleo, il duo ‘I soliti idioti’, ha messo in scena alcune gag abbastanza riuscite alternandole ad altre di dubbio gusto. Ecco quindi arrivare le prime eliminazioni: Irene Fornaciari, Gigi D’Alessio/Loredana Bertè, Pierdavide Carone/Lucio Dalla e Marlene Kuntz ma, come facilmente prevedibile, D’Alessio e Dalla saranno poi ripescati e a dover rinunciare alla Finale, oltre ai Marlene Kuntz ed alla figlia di Zucchero, saranno la semi-sconosciuta Chiara Civello e, piuttosto ingiustamente, i Matia Bazar (pur sottolineando che la loro “Sei tu” somiglia un po’ troppo a “Con il natro rosa” di Lucio Battisti). Nella serata dedicata alle canzoni italiane nel mondo, durante la quale fa ‘finalmente’ la sua entrée l’infortunata co-conduttrice Ivana Mrazeva, si ha il piacere – fra le altre cose – di rivedere il mitico José Feliciano, che nel 1967 insieme con i Ricchi e Poveri cantò l’evergreen “Che sarà”, riproposta per l’occasione in coppia con Arisa. Insieme a lui hanno saputo regalarci momenti di pura magia Brian May, chitarrista dei Queen che ha duettato con Irene Fornaciari e Patty Smith, insieme ai Marlene Kuntz in una versione spettacolare de “Impressioni di settembre”. Oltre a loro l’affascinante Noa, che ha duettato con Eugenio Finardi nella splendida “Torna a Sorrento” e l’impareggiabile Al Jarreau, il quale ha accompagnato i Matia Bazar in “Speak softly Love” (“Parla più piano”). Fra gli accostamenti peggio riusciti, Shaggy/Chiara Civello “(Io che non vivo senza te/Don’t have to say you love me”) e Professor Green/Dolcenerera, rei di aver trasformato “Vita Spericolata” in un anonimo rap intitolato “My life is mine”. Quattro parole in croce per ricordare la grande Whitney Houston, ospite nel 1987 e recentissimamente scomparsa, brevi interviste alla campionessa di nuoto Federica Pellegrini e all’attrice romana Sabrina Ferilli, spazio comico dedicato al divertente Alessandro Siani ed eccoci all’appuntamento con i duetti, o meglio i brani dei big riproposti in un’altra veste ed interpretati insieme ad altri artisti. Fra le scelte più riuscite va senz’altro citata quella dei Matia Bazar, alla cui canzone l’apporto vocale di Platinette (clicca qui e potrai gustare la loro esibizione http://youtu.be/-Z--fYVReg0dà ancora più enfasi; bene anche Peppe Servillo e Piccolo Ensemble Futuro nell’esecuzione del brano di Finardi “E tu lo chiami Dio” e Samuel dei Subsonica, che ha suonato la chitarra sul pezzo dei Marlene Kuntz. Abbinamento meno riuscito in assoluto: “Respirare” di Gigi D’Alessio e Loredana Bertè, remixata e modernizzata da DJ Fargetta con tanto di balletto ed esibizione in playback da parte della Berté, cosa che neanche sarebbe permessa dal regolamento. Infine sabato 18 i dieci big rimasti hanno snocciolato le loro canzoni una dietro l’altra e alle 22.30 già avevano terminato di cantare. Fra una nuova incursione di Adriano Celentano, il ritorno dei ritrovati Cranberries e l’ironia di Geppi Gucciari, si è tuttavia dovuto attendere l’una passata per l’annuncio della vittoria di Emma che, per la verità, porta con se molte perplessità. Da una parte se è il pubblico a votare sono coloro che hanno maggior popolarità televisiva ad avere la meglio per contro, se invece sono gli esperti del settore ad esprimere un giudizio, finisce che a portare a casa il prestigioso riconoscimento, oltre che il premio della Critica, è il Samuele Bersani di turno con la classica canzone pseudo-intellettuale che però non vende una copia. Insomma: trovare un’equa via di mezzo sembra proprio difficile. Eppure, a giudicare da come stanno andando i primi riscontri sul portale i-Tunes, sembrerebbe che se avesse vinto Arisa forse tutti o quasi sarebbero stati per una volta d’accordo. Next time.
In una veste decisamente più intimista e matura la 'nuova' Arisa,(vero nome Rosalba Pippa, Genova, 20 agosto 1982) con "La notte", ha conquistato un po' tutti. 


Il videoclip ufficiale della giovanissima Giordana Angi (classe 1994), che si è distinta
per aver presentato un brano difficile ma pieno di interessanti sfumature del quale, fra
le altre cose, è autrice: "Incognita poesia". 

giovedì 2 febbraio 2012

FIORELLA MANNOIA VIRA A SUD

FIORELLA MANNOIA          SUD                (Sony Music)

La copertina di "Sud", 17.mo album in studio per Fiorella Mannoia (Roma, 4 aprile 1954, Ariete)

Il percorso musicale di Fiorella Mannoia l’ha portata, nel corso degli anni, a diventare una delle interpreti più apprezzate del panorama musicale italiano, sia da parte del pubblico che da parte della critica specializzata. Dopo un esordio prettamente rock, la Mannoia ha trovato una sua strada scegliendo la canzone d’autore: dapprima con i vari Mario Lavezzi, Enrico Ruggeri (che le ha dato “Quello che le donne non dicono”, divenuta il suo più grande successo), Ivano Fossati, Francesco De Gregori, …, in seguito con un team d’autori meno conosciuti ma altrettanto validi (per diverso tempo l’ex compagno Piero Fabrizi si è occupato con ottimi risultati della stesura dei testi). Visualizzata la sua giusta dimensione, Fiorella ha quindi continuato a fare dischi ottenendo quasi sempre grande successo e consolidando la sua immagine di artista sensibile e d’élite, spesso una spanna sopra le altre perché capace, sebbene non dotata di una grande estensione vocale, di ‘raccontare’ i brani del suo repertorio (e non solo del suo, basti pensare alla personale rilettura da lei data a “Sally” di Vasco Rossi) con un’indiscutibile dose di classe e talento. In questo nuovo lavoro, “Sud”, la rossa cantante si cimenta per la prima volta nelle vesti di co-autrice delle sue canzoni ma il risultato in tal senso lascia un po' perplessi poiché, sostanzialmente, è proprio dove si ‘limita’ a fare l’interprete che la si riconosce. Insomma: per dirla breve è con brani come il pezzo di lancio “Io non ho paura” che Fiorella Mannoia riesce a proseguire un discorso iniziato ormai diverso tempo fa. Nelle altre tracce, incluse quelle in cui ci ha messo mano ("Quando l'angelo vola" piuttosto che "Dal tuo sentire al mio pensare"), salvo qualche eccezione spesso ci si perde in inutili luoghi comuni; il peggio, in tal senso, è comunque rappresentato dal brano-denuncia di Frankie hi-nrg mc, intitolato “Non è un film”. Discorso diverso invece per “Se il diluvio scende” e, soprattutto, per la nostalgica e vagamente rétro “Portami via”, buone canzoni sebbene il pur talentuoso Bungaro non sia certo al livello dei grandi autori citati in epigrafe. “Luce” di Luca Barbarossa (cui la Mannoia rifiutò “L’amore rubato”, che fu poi cantata da lui con grande successo) è un pezzo in linea con l’ottica dell’album: un brano sentito e sincero che parla di gente. Perché è della gente, della gente e dei profumi del “Sud” che Fiorella Mannoia ci ha voluto raccontare, sottolineando che questa terra è sempre calda, affascinante, meritevole di Amore e che uguaglianza e fratellanza non debbono essere solo dei concetti astratti. Fra le altre canzoni spiccano “Se solo mi guardassi”, con le musiche di Fossati; “Torno al Sud” (Vuelvo al sur), liberamente tradotta ed adattata dalla stessa Mannoia su musiche e parole di Piazzolla/Solanas e la napoletana “Quanne  vuo’ bene”, scritta da Titina de Filippo. Un'ultimo appunto: bella davvero la grafica dell’intero CD, foto incluse. Tutto molto suggestivo... E carini anche i cori simil-africani ed i suoni che, più o meno in tutti i brani, riallacciano l’album al titolo scelto. Un’idea senz’altro portata avanti con convinzione anche se, pur lasciandosi ascoltare abbastanza piacevolmente ed emanando nel complesso un certo 'calore', il disco non si colloca purtroppo fra i migliori dell’artista romana.
***-/*****

"Io non ho paura" è il primo singolo estratto scritto per l'occasione da Bungaro.

TRACKLIST:
1.      Quando l’Angelo Vola
2.      Io non ho paura
3.      Se solo mi guardassi
4.      Dal tuo sentire al mio pensare
5.      In viaggio
6.      Luce
7.      Se il diluvio scende
8.      Portami via
9.      Non è un film (featuring Frankie hi-nrg mc)
10.   Quanne vuo’ bene
11.   ConVivere
12.   Torno al Sud (Vuelvo al sur)