La lunga attesa sta per essere premiata...
Locandina del Tour e biglietti (costo fr. 129,35 cadauno)
Poco dopo le 20.30 di sabato 18 agosto 2012 al Letzigrund Stadio di Zurigo
ha ufficialmente inizio l'unica tappa svizzera del MDNA Tour. A dare il via
all'evento il brano "Girl gone wild".
Quando si è sparsa la notizia che dopo quattro anni di assenza Madonna sarebbe tornata in Svizzera per un concerto, insieme con un caro amico che tempo addietro io stesso ho contagiato di "madonnamania" si decide di andare a vederla; d'altro canto non capita tutti i giorni che la popstar più famosa del pianeta faccia tappa qui da noi, pertanto prenotiamo i biglietti con largo anticipo e sabato 18 agosto partiamo di buon mattino
alla volta di Zurigo. Uno splendido sole rende più piacevole un viaggio in auto durato poco meno di 4 ore. Arriviamo in città verso le 14.00, cerchiamo parcheggio e poi ci dirigiamo subito al Letzigrund Stadio per verificare l’entrata giusta. Neanche un centinaio di fan alle porte lasciano presagire ad una sorta di mezzo flop, specie in considerazione del fatto che Stefano, l'amico di cui sopra, qualche settimana prima ha visto Madonna a Milano e mi fa notare che appena arrivato già c'erano una marea di fan fuori San Siro. In fondo io sono però poco interessato al pubblico; per me si tratta del primo super concerto ed esordire con la più grande icona pop di tutti i tempi mi rende terribilmente nervoso. Sarà come l'ho sempre sognata oppure mi deluderà? In fondo se fino ad ora non l'ho ancora vista è perché fondamentalmente ho sempre avuto il timore che la realtà non sia all'altezza dell'ideale che mi sono fatto! Anyway, nelle vicinanze ci sono alcune bancarelle con la merce del fan club: fra i vari gadgets, noto una t-shirt luccicante che mi colpisce in modo particolare tuttavia, per questioni di raggiunti limiti d'età, lascio perdere (ne comprerò un'altra con la scritta "Boy gone wild", visto che per 'fare i selvaggi' non si è mai troppo vecchi). Per rifocillarci mangiamo qualcosa e mentre Stefano si assenta un momento ne approfitto per chiamare mia cugina e farle
gli auguri per i suoi 50 anni. Tutt'intorno comincia ad esserci un bel movimento. Per poterci accaparrare i posti migliori molliamo il piatto e ci dirigiamo ai cancelli. L'attesa è ancora lunga: incontriamo amici madonnari, ripristiniamo le risorse idriche, con il cuore che improvvisamente sobbalza alla gola la sentiamo mentre prova i pezzi in lontananza... insomma: l'energia che Madonna riesce a scatenare non è stata mai così palpabile. L'adrenalina continua a salire e alle 16.30, quando aprono i cancelli, corriamo a più non posso per raggiungere i posti migliori. L’entrata allo stadio è a dir poco emozionante; lancio un urlo da guinness dei primati. Arriviamo alle
transenne subito dopo la ‘golden circle’ (posti a cerchio privilegiati e molto
costosi riservati a pochi): non avremmo potuto trovare miglior collocamento! Si simpatizza con due
ragazzi che lavorano a Zurigo, lui è messicano, lei ha origini canadesi. C'è bella gente intorno e ne continua ad arrivare. Chi con la maglietta di qualche altro concerto, chi con foto dei periodi anni '80 e '90, lesbiche, gay, famiglie intere cosiddette tradizionali, insomma: quel che si dice un vero e proprio pubblico eterogeneo. Apre le
danze Martin Solveig, dj di fama mondiale nonché co-autore di alcuni brani dell’ultimo
album di lady Ciccone, il quale mixa abilmente dette canzoni con altri grandi successi,
vedi Avicii, David Guetta, l'iper-inflazionato Gotye. Ulteriori (meravigliosi) intermezzi musicali
affidati a pezzi storici di Michael Jackson e Diana Ross. Madonna dovrebbe arrivare alle 20.30 ma sappiamo che ha sempre almeno un'ora di ritardo... e invece alle 20.40, minuto
più minuto meno, sul palco scende un incensario, parte la base e di lì a poco
arriva lei, tutina e cappello qualche ora prima mentre provava, ora magnetica diva che fa il suo ingresso sulle note di ”Girl gone wild”: roba da togliere il fiato! Urlo nuovamente fino a
sgolarmi, poi mi giro; è passata solo una mezz'ora dall'ultima volta che l'ho fatto ma ora dietro di me c'è una fiumana di gente che così tanta non ne
avevo mai vista, tutti sotto un cielo che intanto si fa serale e stellato
mentre Madonna porta in scena "Gang Bang" e altri brani tratti dall'album MDNA. Intermezzo social politico in favore delle Pussy Riot, gruppo
musicale russo severamente punito per atteggiamenti un po’ troppo sfrontati e
libertini; Madonna dice che nella vita vanno prese delle posizioni e fa riferimento
alla neutralità elvetica, sortita poco felice visto che spesso anche chiamarsi
fuori può voler dire avere un’idea ben precisa poi, conscia del fatto che non
potrà cantare e ballare in eterno, con voce un po’ rotta promette di dedicare
il resto della sua vita a combattere contro ogni tipo di discriminazione. La
gente applaude. Lo show continua, scenografie a tratti grottesche e
circensi, balletti, cambi d’abito, tanto famigerato playback da far venire un’ulcera
perforata al già inacidito Elton John si alternano a momenti decisamente più
buoni, come lo slow version sensuale e un po’ decadente di "Like a Virgin", brano
che nel 1985 la consacrò mondialmente eseguito in maniera impeccabile e con tanto di spogliarello, piuttosto che la messa in scena del nuovo singolo "Turn up the radio" o quella
di classici quali "Vogue" e/o "Human Nature".
E di natura umana Madonna sembra voler parlare anche nel tanto criticato
video di “Nobody Knows me” (http://youtu.be/v3ApCeN7M7c), quello che le è costato una causa con Marine Le Pen, esponente di destra del governo francese. Sullo schermo i volti di ragazzini uccisi(si) poiché gay si
alternano a quelli di papa Ratzinger e della succitata Le Pen, o a quello della stessa
Madonna adattato ad un’infinità di etnìe, quasi a volerci ricordare che siamo
tutti la faccia di una medesima medaglia, molto spesso piena di contraddizioni. A fare davvero la differenza è il vero Amore, quello non terreno. Emozionante, toccante. Si prosegue con pezzi del nuovo repertorio: "I'm a Sinner", "I don't give A" con tanto di contributo video da parte di Nicky Minaj, "I'm addicted", "Express yourself" riveduta e corretta con l'inserimento di "Born This Way" che Lady Gaga le ha plagiato. Arriva quindi il momento di “Like a Prayer”,
la canzone che le riesce meglio: appena parte ripenso a
quando la sentivo venticinque anni prima e mi chiedo cosa sia rimasto di quel
ragazzo: parecchio in fin dei conti. Mi sento rincuorato & rassicurato. Quanto a Madonna, ogni incertezza è fugata: lei è una realtà che va di pari passo con il sogno che rappresenta. Se non canta come Céline Dion non è un problema, tanto nessuno va ai suoi concerti in cerca di sublimi gorgoglii, da lei ci si aspetta ben altro e chi la ama non può rimanere deluso dal suo spettacolo. Arriva il gran finale con “Celebration”: luci,
colori, una portentosa iniezione di energia benché si sia giunti in chiusura. Terminato il brano Madonna scompare. Sono circa le 23.00 quando abbandoniamo quel
luogo di ritrovo dove in 40'000 abbiamo applaudito un mito e in effetti, malgrado venga costantemente attaccata, Madonna va considerata tale poiché più di ogni altro artista rappresenta la quintessenza del gusto della gente. In lei, che da quasi 30 anni canta i nostri sogni e le nostre trasgressioni più segrete, volenti o nolenti ci possiamo rispecchiare un po’ tutti. “Nobody knows
me” insegna.
Particolarmente intensa la slow version di "Like a Virgin"
I momenti salienti del concerto