Con Alberto Yoel Garcia, Roberto Sanmartin e Yailene Sierra
Durata: 120 min. – Spagna, Cuba, Francia 2005
“Habana Blues” è un film musicale molto bello, una storia di sentimenti come l’amicizia o l’affetto per la propria Patria, di indigenza e di opportunità colte o lasciate fuggire via, metafora di questa nostra vita. Non è però, pur avendo dei momenti toccanti, un film pessimista: è invece un film che, sul finale, sprona a vedere una sorta di “nuovo inizio” incitando quindi all’ottimismo in ogni situazione, anche in quelle dove temi di non riuscire a risollevarti più. Credo sia questa la vera ricchezza della pellicola.
***Imperdibile la Colonna Sonora di questa pellicola, assolutamente straordinaria e disponibile su i-Tunes e su tutti i principali portali. Questa la tracklist:
1. Cansado
2. Habaneando
3. Seduceme
4. Habana Blues
5. Arenas de Soledad
6. En Todas Partes 7. Echate P'alla', Echate P'aca'
8. Amanecer
9. Lagrimas tatuadas
10. Superfinos Negros
11. No Se Vuelve Atras 12. Aprende to Walk 13. Felaciòn 14. Rebelion 15. Vivimos Juntos 16. Se Feliz
TRAMA:
Due amici cubani, appassionati di musica, vorrebbero fare ”il grande salto” e, attraverso l’opportunità di un contratto discografico, lasciare l’isola dove sono cresciuti e con essa i suoi limiti, ma soprattutto la prigionia di un’esistenza – per così dire – assai limitata. Il primo, Ruy, è sposato da tempo ed ha due figli, ma le continue promesse fatte alla moglie Caridad di darle una vita migliore, cadute ripetutamente nel vuoto, finiscono col compromettere il loro rapporto di coppia. L’altro, un simpatico “capellone” che vive con la nonna, sente fortissimo il desiderio di andarsene da un posto dove non vede sbocchi e, per farlo, sembra disposto a correre il rischio di dover scendere a qualche compromesso. I due, per tirar su un po’ di soldi, organizzano quindi un ultimo megaconcerto con l’aiuto di alcuni amici della succitata nonna. Nel frattempo dei discografici arrivano a Cuba e la principale radio locale gli presenta il duo, insieme al gruppo con cui da sempre suona. I discografici sembrano molto interessati ma, dopo l’euforia iniziale, Ruy e Tito si rendono conto che firmare un contratto e partire potrebbe rappresentare una sorta di “buco nell’acqua”, poiché le garanzie offerte sono assai esigue e vi è il concreto rischio che, se anche qualcosa da guadagnare effettivamente ci fosse, quasi tutto finirebbe in mano ai discografici stessi, lasciando loro senza altre opportunità ed oltretutto lontani dalla loro casa e dalle proprie radici. Ruy non ci sta, soprattutto perché il contratto implica che debbano in un qualche modo tradire la politica ed i principi della vera Cuba. Questo suo rifiuto, neanche a dirlo, crea dei forti screzi fra i due amici, poiché Tito non vorrebbe assolutamente partire da solo. Oltretutto, a rendergli la scelta ancor più difficile, c’è il pensiero di dover abbandonare sua nonna, pensiero che la vecchia ma assai arzilla signora cerca di togliergli facendogli capire con determinazione (ma con gli occhi lucidi) che andarsene per seguire il suo destino è un dovere verso se stesso al quale non deve rinunciare per nessuno al mondo: lei in qualche modo tirerà avanti. Contemporaneamente la moglie di Ruy, spronata dalla madre che vive in California, decide di lasciare l’isola clandestinamente, poiché questa è l’unica possibilità di farlo… ovviamente porterebbe con se i bambini e a nulla servono i tentativi di Ruy per trattenerla: Caridad ha già lasciato il suo lavoro ed è stufa di promesse non mantenute, pertanto organizza una cena d’addio dove comunica agli amici più cari che lei e suo marito si separano e che è in procinto di andare a vivere con sua madre. Intanto arriva il giorno del megaconcerto e Ruy, che da qualche settimana non ha più notizie dell’amico, si rassegna all’idea di dover affrontare il palco da solo… invece, poco prima di entrare in scena, ecco che inaspettatamente se lo ritrova davanti. Dopo un attimo di titubanza, i due si abbracciano fraternamente, riappacificandosi. Il concerto ha quindi luogo ed è un successo al di là di ogni più rosea aspettativa: e così, mentre Ruy, Tito & soci cantano per l’ultima volta insieme le loro canzoni davanti ad una folla in delirio che vede in prima fila la stessa Caridad, il cambiamento necessario per uscire da quella situazione stagnante avviene: terminato il concerto Tito sale sull’aereo insieme ai discografici, mentre Ruy accompagna la moglie ed i suoi due bambini sulla barca che trasporterà lei ed altri clandestini lontani dall’isola e verso la libertà. Un toccante saluto all’amico di sempre, al compagno con cui tante avventure sono state condivise… e soprattutto un ultimo, caldo, sentito, commovente e ricambiato abbraccio alla donna con cui, purtroppo invano, ha condiviso le speranze ed i sogni di quand’erano poco più che ragazzi. Così, mentre metaforicamente il concerto ha termine, Ruy rimane solo in una sorta di limbo, di buco nero dal quale deve uscire quanto prima. Infatti, ritrovata la forza, qualche giorno dopo salta sulla sua bicicletta per dirigersi verso il centrocittà quando una chevrolet rossa, proprio quella che nel frattempo l’amico ormai lontano ha venduto e che adesso ha alla guida altre persone immerse in altre storie, strombazza in mezzo al traffico riportandolo per un attimo a ricordare nostalgicamente un periodo sul quale - non c’è altra scelta - per poter andare avanti e ricominciare va assolutamente messa la parola fine. Rendendosi conto che comunque vada dal suo cuore certi sentimenti non potranno essere mai estirpati, sul volto di Ruy - dopo un’iniziale senso di smarrimento - compare un tiepido sorriso quindi, lanciato un ultimo fugace sguardo all’auto, la sua mente si rimette sui binari del presente e l’uomo riprende a pedalare proseguendo il suo percorso verso la città, in cerca di nuove opportunità e di nuove emozioni: in cerca di Vita.
"Arenas de Soledad", splendido brano portante dell'intera Colonna Sonora
da sinistra: Morten Harket (voce), Mags Furuholmen (tastiere) e Pal Waakatar-Savoy (chitarra)
A-HA - "A-HA25: THE VERY BEST" (Warner)
Un quarto di secolo per Morten Harket, Pal Waakatar-Savoy e Mags Furuholmen, letteralmente esplosi nel 1985 come fenomeno mediatico (destinato principalmente alle teen-agers) grazie al brano cult “Take on me”, enorme successo commerciale corredato da uno dei videoclip più gettonati di tutti i tempi. Eppure, sin dal primissimo album “Hunting high and low” s’intuiva che, oltre all’immagine (tre bei ragazzi) ed alla straordinaria voce di Morten, vi erano ottime potenzialità. I primi singoli (quasi tutti pop elettronico di buona fattura) dominarono le classifiche di mezzo mondo, ma fu con l’album “Stay on these Roads” (1986) che l’intuinzione di cui prima cominciò a prendere realmente forma: brani come l’incantevole “Manhattan Skyline” o la stessa “Stay on these Roads” non erano più “solo” buon pop commerciale, ma poesie piene di significato. Poco dopo, ancora un pezzo “leggero” scritto apposta per la Colonna Sonora di 007 (The Living Daylights), seguito da qualche 45 giri non propriamente fortunatissimo (uno su tutti la ballad "Crying in the rain", rubata per l'occasione a Carole King) ed ecco che - nel maggio 1993 - gli a-ha pubblicano “Memorial Beach”, album-capolavoro assolutamente al di fuori dalle regole commerciali ma nel contempo straordinario che tuttavia, malgrado il traino dell'ottimo singolo di lancio “Move to Memphis”, non ottiene che tiepidi consensi. Se però da un lato le ragazzine “voltarono loro le spalle”, dall'altro gli addetti ai lavori ed i critici specializzati si accorsero definitivamente dell'effettivo, grande valore del gruppo. Eppure dovranno passare ulteriori 7 anni affinché un loro disco venga pubblicato: infatti, all'inizio dell'estate del 2000 vede la luce “Minor Earth, Major Sky”, che contiene brani stupendi come la title-track, “Velvet” e soprattutto il singolo “Summer moved on”. Anche in questo caso però, eccezion fatta per Germania, Svizzera, Norvegia e Russia, il trio non riesce a raggiungere un successo completo e, soprattutto, il cd passa pressoché inosservato negli UK. La strada comunque sembra essere quella giusta: U2, Coldplay e alcuni altri grandi nomi del pop-rock mondiale li acclamano a gran voce e gli a-ha, a cavallo fra il 2001 ed il 2002, pubblicano “Lifelines”, altro 'masterpiece' che però ancora una volta non fa il botto. Bisognerà attendere l’uscita di “Analogue” (2005) affinché Morten, Pal e Mags riassaporino la meritata gioia della Top Ten inglese, sia con il singolo che con l’album il quale, a detta di molti, rasenta la perfezione grazie alla coinvolgente tessitura musicale, unita a testi intelligenti e toccanti (leggermente intrisi di malinconia) che riflettono le situazioni a volte complicate della vita, più che mai valorizzati dalla splendida voce di Harket. E così i tre ragazzi di “Take on me”, ormai fascinosi uomini, ritrovano finalmente quel posto al sole che spettava loro di diritto. Nel 2009 un nuovo lavoro che consolida il successo riagguantato: "Foot of the Mountain” quindi Mags, Pal e Morten decidono di porre fine al progetto che 25 anni prima, quasi d’improvviso, li catapultò nel mondo delle sette note. E lo fanno dicendoci addio con un doppio album composto da 2 CD per un totale di 39 brani, che raccoglie quasi tutto il meglio della loro carriera (citato proprio in questa recensione); in più un bell’inedito intitolato “Butterfly, Butterfly - the Last Hurrah!”, il cui video riassume benissimo la storia di questo gruppo (fra le altre cose molto apprezzato anche dal vivo) unito, oltre che dalla grande passione per la musica, anche da una profonda amicizia. In effetti le immagini ripercorrono la loro carriera, poiché si intravedono sfocati spezzoni dei bei tempi che furono sino al punto in cui, mentre il pezzo si accinge a terminare, Morten, Mags e Pal si ritrovano per l’ultima volta su di un palco, in un cerchio che - proprio mentre la canzone sfuma - si chiude con un abbraccio profondo, sentito, infinito come l’avventura vissuta. Ed ecco che, magicamente trasformatisi in tre bellissime farfalle, gli a-ha volteggiano ancora qualche istante insieme, per poi volare via... ognuno per la propria strada, ognuno verso i propri progetti (hanno dichiarato di voler iniziare carriere solistiche). Di certo agli innumerevoli fans sparsi un po' in tutto il mondo, mancheranno davvero molto.
Il bellissimo singolo "Butterfly Butterfly (the last Hurrah)!", che conclude gloriosamente la carriera degli a-ha.